Il sindaco di Bari Michele Emiliano, Presidente, fino al recente commissariamento, del CdA della Fondazione Lirico Sinfonica Teatro Petruzzelli di Bari, ha subito provato a scaricare le sue responsabilità dall’annunciato “fallimento” della sua gestione.
L’impressione è che il Teatro barese sia stato tradito due volte: la prima, con l’incendio e con i tempi lunghissimi della sua ricostruzione, e la seconda, per essere diventato un oggetto da usare.
Se per il primo tradimento c’è stato il connubio tra gestione e malavita locale, per il secondo tradimento le responsabilità sono unicamente del sindaco Emiliano.
Per il primo cittadino di Bari, anche in questa occasione, le ragioni dell’essere hanno prevalso su quelle del bene comune. Non tanto un Teatro e una stagione lirico sinfonica per la Città, ma prevalentemente uno strumento nelle mani del Sindaco-Presidente per apparire.
Ciò che colpisce è il metodo così spavaldo di porre le cose dinanzi al fatto compiuto, confidando di poter poi sempre trovare chi dovrà coprire i costi o i danni arrecati. Un “armiamoci e partite” che sconvolge il buon senso comune, improntato, invece, sulla responsabilità e sulla prudenza.
Con il Sindaco di Bari, questo metodo barricadiero lo stiamo osservando su tutte le questioni amministrative, ad esempio l’abbattimento e l’esproprio di Punta Perotti, o la realizzazione della Cittadella della Giustizia. Per il Teatro Petruzzelli, se il Cda l’avesse consentito, si profilava lo stesso piglio di barra dritta e avanti tutta. Tutto in grande, tutto con un decisionismo arrembante, tanto a pagare saranno sempre i cittadini baresi.
Il Petruzzelli era sempre un bell’oggetto da mostrare per il Sindaco Presidente, già in corsa per altre presidenze. Ora, però, il prestigioso Teatro, per eccesso di megalomania, rischia di veder compromesso il suo ruolo di contenitore in cui far sviluppare la vitalità teatrale e gli impulsi culturali ed artistici della Città.
Un buon amministratore ha sempre la saggezza di partire dalle disponibilità per assicurare all’impresa - in questo caso un servizio artistico e culturale per Bari e la Puglia - ciò che é possibile con le risorse finanziarie su cui può contare. Ma c’è chi fa il percorso all’inverso, spende, s’impegna, s’indebita con le conseguenze che ora sono sotto gli occhi di tutti: la nomina di un commissario, una stagione lirico sinfonica compromessa, i dipendenti in agitazione che occupano il Teatro, i debiti da ripianare.
Seguendo la storia degli ultimi giorni, dinanzi alla presa di distanza del CdA (mancata approvazione del bilancio e mancata nomina del nuovo sovraintendente), a Emiliano non restava che cercare sponde a Roma, col tentativo di promuovere un tavolo con tutte le parti interessate - Comune, Provincia, Regione e lo stesso Ministero dei Beni Culturali - «finalizzato a decidere secondo quale modello potesse essere possibile la gestione dei costi delle masse artistiche alla luce della ormai fisiologica insufficienza dei finanziamenti pubblici messi a disposizione della Fondazione».
La richiesta del Sindaco Emiliano è stata declinata dal Ministro che gli ha opposto la sua incompetenza a far da mediatore tra le diverse parti. E’ stato a questo punto che il Presidente della Fondazione Emiliano si è esibito nel suo colpo di teatro, richiedendo - motu proprio – la nomina di un commissario. Ma il commissariamento era nell’aria. Era un fatto dovuto. Tanto che la lettera di nomina del Ministero, indirizzata al Presidente, ai consiglieri di amministrazione ed ai revisori dei conti ha avuto per oggetto: “Gravi irregolarità di gestione. Apertura di procedimento ex art. 21 del decreto legislativo 29 giugno 1996, n. 367.” Il Cda non aveva approvato il bilancio di previsione del 2012, né nominato il sovrintendente. Non c’erano fondi sufficienti su cui poter contare. Per il 2011 il commissario ha trovato un buco di 8 milioni di Euro. La gestione sin dalla nascita della Fondazione (2009) è stata caratterizzata da improvvisazione e dalla rincorsa nella ricerca di fondi per far fronte agli impegni finanziari contratti.
Il dissesto finanziario della Fondazione, pertanto, riviene esclusivamente da una cattiva gestione, non da difficili situazioni di mercato, come per un’azienda privata. La ragione semplice è che si sono impegnati soldi che non c’erano e che si sapeva che non ci sarebbero stati.
Un'altra alea incombe su questa vicenda. Si vocifera, infatti, di un esposto anonimo alla Procura della Repubblica di qualche mese fa, in cui si denunciava una “parentopoli” articolata tra i dipendenti della Fondazione. Fino ad ora la Procura ha ignorato la questione perché l’esposto era anonimo. Gli sviluppi potranno, invece, far prendere strade diverse.
In questa situazione, come di solito, chi ci va di mezzo sono i lavoratori. Sono in stato di agitazione e presidiano il Teatro, spalleggiati dal sindacato, perché il loro contratto è scaduto dallo scorso 2 marzo. Molti di questi lavoratori rischiano di perdere il posto di lavoro, traditi da chi ha alimentato promesse e aspettative.
Vito Schepisisu l'Occidentale
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