Se ci fosse una graduatoria tra gli amministratori pubblici che hanno “narrato” di più, senza poi trasformare le parole in realizzazioni e soluzioni, in testa non potrebbe che esserci il campione del pensiero narrativo della politica italiana. Nessuno, infatti, più di Nichi Vendola da Terlizzi, cittadina dei fiori in Provincia di Bari, meriterebbe la testa della classifica.
Parlando del Governatore pugliese, l’imbarazzo è solo nello stabilire da dove partire. Il leader di Sinistra e Libertà non è un personaggio facile. E’ difficile da capire, con le sue narrazioni che spaziano dai toni poetici, con cui tratteggia la sua immagine della Puglia migliore - quella del bene comune, dell’attenzione all’emarginazione sociale, delle diversità, dell’integrazione - per passare poi ai soliti sistemi della politica, costituiti da promesse non mantenute, dalla pratica delle clientele, dai privilegi, dai lussi, dai disservizi e dagli sprechi.
Vendola è un Giano bifronte. Da un lato è il cantore d’immagini d’intensa armonia cromatica, sebbene appesantito da una prosa ermetica, artefatta, involuta. Dall’altro è l’uomo di governo appesantito, invece, dalla cattiva amministrazione. E’ impresa impossibile separare l’uomo delle plurime battaglie, vinte appellandosi all’impegno etico dei suoi corregionali, da quello del politico che le stesse battaglie le fa perdere ai suoi corregionali, nella mancanza di soluzioni concrete.
Non si può, però, non denunciare il degrado in cui versa la Regione Puglia: con il paesaggio deturpato dall’invasione delle pale eoliche, spettrali, devastanti come orde di barbari; con i pannelli solari che sostituiscono i vigneti, gli uliveti, gli orti e gli alberi da frutta; con i giovani senza lavoro; con le fabbriche chiuse; con l’agricoltura abbandonata.
A simbolo del degrado della Puglia vendoliana c’è poi l’Acquedotto Pugliese, già rifugio per politici trombati e fucina di pratiche clientelari. La rete idrica è piena di buchi, taglia intere comunità dall’erogazione dell’acqua potabile, perde acqua come uno scolapasta, disperdendo quel “bene comune” che i cittadini pugliesi pagano, a metro cubo, quanto la benzina verde.
Vendola è un “green” a tutto campo: si è battuto per difendere l’acqua pubblica come bene di tutti e si vanta di aver portato la Puglia ai primi posti tra le regioni d’Italia per la produzione delle energie alternative. La Puglia, però, è anche tra le regioni in cui le tariffe dell’acqua e dell’Energia elettrica sono tra le più care d’Italia. Tra i più cari d’Italia, gravati da accise regionali, sono anche i costi degli idrocarburi per trazione e per riscaldamento. Anche l’addizionale regionale sull’Irpef è da record. Solo gli extracomunitari, poi, non pagano il ticket sanitario, gli altri, anche con patologie invalidanti, lo pagano tutti.
E se “green” è salute, ammalarsi in Puglia è diventato un dramma per intere famiglie. I pugliesi, però, pagano tutto in silenzio: sono contenti di sentirsi tanto fortunati da avere un Governatore così sensibile!
Ferma nell’acqua, la Puglia è come la Costa Concordia. Ha fatto l’inchino a Vendola, ed ora galleggia, quasi affonda.
Annaspa anche sul costo del “bene comune”. Le tariffe aumentano, sebbene la vittoria del “si” al referendum dello scorso anno, abbia abrogato la norma – valida per tutti, pubblici e privati - che consentiva «al gestore di ottenere profitti garantiti sulla tariffa, caricando sulla bolletta dei cittadini un 7% a remunerazione del capitale investito, senza alcun collegamento a qualsiasi logica di reinvestimento per il miglioramento qualitativo del servizio».
I costi a carico degli utenti pugliesi con Vendola aumentano sempre, e senza che quel 7%, già messo in tariffa dalla Aqp Spa, con la ripubblicazione dell’Ente sia stato scorporato dalla bolletta dell’acqua. La politica e chi governa e governerà la Puglia, però, ora avrà mano libera nel gestire l’ente pubblico Acquedotto Pugliese, tornato per somma di beffe alla gestione dei partiti.
A muovere le acque ci ha pensato, però, il movimento “Acqua Bene Comune”. In una conferenza, a Bari lo scorso 20 gennaio, è stato invitato Riccardo Petrella, già Presidente dell’Aqp dimessosi in polemica con il Governatore. Petrella è un economista impegnato nella ricerca delle “soluzioni alternative alla mondializzazione dell’economia capitalistica di mercato” (bontà sua!) ed è stato l’animatore della campagna sull’acqua “bene comune, patrimonio dell’umanità”. Alla conferenza Petrella non ha risparmiato nessuno.
Da Monti, in modo duro: “ciò che sta accadendo con il decreto legge che il governo Monti è pronto ad approvare è un attacco frontale ai referendum sull’acqua e alla democrazia. Anche voi giornalisti dovreste ribellarvi. Scendere nelle piazze”.
A Vendola, in modo più soft: «voglia o no abbassare le tariffe per le fasce più deboli della popolazione, ha per adesso disatteso le dichiarazioni della sua stessa giunta sulla ripubblicizzazione dell’Acquedotto Pugliese, che di fatto non ha finalità pubbliche, se prevede la remunerazione del 7% del capitale».
La conclusione è che quel 7% resta là sulle bollette a carico dei cittadini pugliesi, salvo lo studio in corso per uno sconto per le famiglie con reddito (Isee) inferiore a 7.500 Euro l’anno, che passa a 10.000 con la presenza di portatori di handicap, d’invalidi, di anziani ultra sessantacinquenni e di malati che necessitano di maggiori quantità di acqua. Uno sconto è previsto anche per le famiglie con un reddito Isee inferiore 20.000 Euro l’anno, ma con almeno 4 figli a carico.
E meno male …
Vito Schepisi su l'Occidentale
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