06 dicembre 2010

Irresponsabili

Se un esperto di questioni economiche, neutrale, magari non italiano, venisse in Italia a prendere atto delle condizioni della nostra economia, informatosi sul clima politico interno, sorriderebbe. Con ironia anglosassone gli sfuggirebbe quell’espressione molto consueta fuori d’Italia: “Italians!”, che sintetizza le nostre contraddizioni. Chiederebbe poi divertito se il circo dei pazzi avesse, per caso, messo le tende sulla Penisola.

Dopo l’attimo d’ironia, richiesto di esprimersi nel merito, con la serietà per la delicatezza dell’argomento, avrebbe detto che l’Italia è un Paese che non smette mai di sorprendere. Nel bene e nel male. Un’Italia che, nel giro di attimi, sa essere lucida e folle. Prima dimostra, in economia, in una congiuntura molto difficile e pericolosa, come quella della recente crisi mondiale dei mercati, d’essere un grande Paese, con tanta inventiva, con molto carattere e con tanta caparbia volontà di risollevarsi. Subito dopo, invece, alla responsabilità l’Italia fa seguire segnali d’instabilità, e mostra tanto pressapochismo incosciente nel voler aprire una crisi politica al buio, in un momento, invece, in cui apparirebbero più auspicabili la coesione e la responsabilità per favorire la ripartenza.

Prima le lodi a Tremonti per il rigore e la fermezza delle misure adottate, rivelatesi assolutamente vincenti in un Paese gravato da un massiccio debito pubblico, poi le perplessità per la linea delle opposizioni e di parte delle rappresentanze sociali, alle quali si sono associate anche alcune frange della maggioranza, di opporsi al contenimento della spesa, se non persino di pensare ad allargarla.

L’osservatore neutrale avrebbe anche attestato che, all’estero, il nostro Ministro dell’economia è molto stimato e avrebbe osservato come il Ministro abbia contribuito, nei due anni trascorsi, a rilanciare l’immagine dell’Italia fino a farne una protagonista di rilievo sulla scena internazionale e nei vertici tra le più importanti economie industriali della Terra. L’Italia con Berlusconi, Frattini e Tremonti è diventata partner ambito e rispettato dalle grandi potenze, cosa mai accaduta in passato, ed interagisce, in modo credibile e corretto, con tutti i Paesi del mondo, ricevendone, oltre al rispetto, anche i vantaggi di una rete di opportunità nella reciproca collaborazione commerciale.

L'economista avrebbe rilevato, invece, come negativo l’atteggiamento “sfascista” delle opposizioni che, a differenza di ciò che era accaduto negli altri paesi dove, per l’interesse comune, tutte le forze politiche di maggioranza e di minoranza si erano riunite attorno alle misure di contenimento e di cautela, in Italia si erano, al contrario, impegnate a seminare panico. La sfiducia e l’allarmismo, infatti, sono in assoluto i nemici peggiori da battere quando c’è recessione economica.

Fin qui l’osservatore, ma anche a noi è apparsa strana e anacronistica un’opposizione che si richiama ai valori del lavoro e degli impegni sociali e che è, invece, impegnata solo a ostacolare gli sforzi del Governo, anche a dispetto degli interessi di tutti, di ricchi e poveri, di giovani e anziani. In nessun paese democratico le opposizioni assumono atteggiamenti così sfascisti, mostrando così cinico disinteresse per le conseguenze sociali e per le ricadute sull’occupazione e sui giovani. Una follia della sinistra italiana, ma anche di altri nuovi avventurieri che, anch’essi privi di scrupoli, si sono aggiunti per strada.

Esistono, e sono legittime, le differenze politiche tra i modi di pensare allo sviluppo di un Paese. Ogni partito ha le sue strategie e i propri modelli da proporre. Noi pensiamo che alcuni siano farlocchi e che abbiano invece uno sguardo al presente e, in particolare, alle ambizioni dei loro protagonisti. Adattare le scelte politiche alle proprie ambizioni, però, non è un esempio di buon intuito politico, né di grande profilo etico: è un metodo da prima repubblica; un espediente da degenerazione partitocratica; un evidente sintomo di supponenza e di arroganza. Il tentativo di ribaltare le scelte degli elettori innesca una pericolosa deriva autoritaria ed è, allo stesso tempo, sintomo di scarso interesse per il Paese, soprattutto perché una crisi politica oggi è assolutamente da irresponsabili.

Vito Schepisi



4 commenti:

dario ha detto...

secondo me tu sei ricco e non percepisci la realtà (dalle mie parti si dice "'o sazio non credo a chi sta digiuno"):
ma come fai a scrivere bene di tremonti?
Io credo che sia facilissimo tagliare, difficilissimo, invece, tagliare razionalmente riconoscendo delle priorità.
Insomma, il nostro ministro ha tagliato a vanvera, infischiandosene della povertà degli italiani. E meno male che l'ha ricordato pure napolitano....
Un esempio facile facile: il governo ha tagliato i fondi all'università e le tasse quest'anno mi sono aumentate di 150euro. Che senso ha deprimere i consumi e la vita delle persone quando poi ci sono sempre i soliti, schifosi sprechi?
Vito ti posso dire una cosa? Vatt a curcà!!!!!Sei ridicolo e cieco. Cominci a provocarmi irritazione.

dario ha detto...

Senti mi sono scocciato di scrivere sempre le stesse cose.
Ti faccio una domanda secca alla quale spero che risponderai in maniera altrettanto secca:
è accettabile che il governo abbia fatto tagli ingenti a tutti i settori della società e che, di contro, non abbia tagliato di un euro gli sprechi e nemmeno un privilegio, considerando che anche le imprese oggi sono in grande difficoltà e non sono state abbassate loro le tasse?
Allora, sogni pazzi a parte, cosa ne pensi???basta girarci intorno!

dario ha detto...

...e se poi ci mettiamo che, a causa della "finta" mancanza di soldi, l'aquila è lasciata abbandonata a se stessa, che ne pensi? E' un atteggiamento di buon governo questo? Che ne pensi? TU scrivi solo di stupide tattiche politiche ma mai di fatti concreti. QUeso tipo di politica di palazzo sincermanete lasscia il tempo che trova, o no?

dario ha detto...

Un'altra domanda secca questa colta di politica estera: che ne pensi di israele che continua a costruire in territorio palestinese? Allora, ha o no anche israele le sue colpe in merito a quella che sembra una pace irraggungibile??? Oppure in quanto occidentale può fare quel che vuole? Ma le conviene? Una volta che in medioriente finirà il petrolio e la regione sarà abbandonata dagli interessi internazionali...che fine farà quel paese? Io credo che sarà cancellata dalla mappe geografiche e stavolta sarà per colpa sua. Credo che le conviene come non mai raggiungere un accordo coi palestinesi: finito l'appoggio militare americano sarà per lei la fine, no?