17 dicembre 2009

Regime giudiziario



Saranno trascorsi 18 anni il prossimo febbraio da quando la Procura di Milano arrestò il “mariuolo” Mario Chiesa e dette il via alla stagione di Mani Pulite. Da quella data cambiarono le stagioni politiche del Paese. Era crollato tre anni prima il Muro di Berlino, il Pci aveva appena cambiato nome in Pds, e si collocava, con l’aiuto di Bettino Craxi, nella famiglia dei socialisti europei, dopo averli per anni considerati revisionisti e borghesi. Nelle politiche del 1992, con il 16,1% e facendo registrare un meno 10, 5% rispetto all’ultimo risultato del Pci, i post comunisti, avendo anche subito una scissione col Partito della Rifondazione Comunista, 5,6% alle stesse elezioni, facevano registrare un rilevante minimo storico. Un tracollo!
La caduta del muro aveva liberato il voto degli italiani. Veniva giù, assieme ai blocchi di cemento che avevano diviso la città tedesca, anche quel consociativismo che aveva congelato il quadro politico e che, come aveva sostenuto fino all’ultimo momento della sua prigionia e del suo assassinio, Aldo Moro, si apprestava a sconfinare nell’ineluttabile fase del compromesso di potere tra cattolici e marxisti. E’ in quella fase che nasce mani pulite. In quella fase in cui il partito post comunista è travolto dalla consapevolezza del fallimento del modello sociale che pretendeva importare in Italia. Nel momento in cui emergono le omertà, le viltà, le bugie, la propaganda, le illusioni, l’orrore.
“I comunisti sono gli unici che ci difendono" - Sono le parole che l’allora Vice Procuratore capo del pool di mani pulite, Gerardo D’Ambrosio (dal 2006 parlamentare del PD), disse al PM Tiziana Parenti che indagava sulle tangenti incassate dal Pci. La stessa Parenti che, dimessasi dalla magistratura nel 2003, dirà: “Mi venne affidata l'inchiesta Greganti non perché fossi la più brava fra i 50 sostituti, ma perché ero comunista e quindi avrei dovuto avere un occhio di riguardo. Era una questione di "opportunità"! In pratica mi chiese (D’Ambrosio) di fare una cosa disonesta deontologicamente, proponendo l'archiviazione. Fatelo voi, dissi a lui e a Borrelli, ma lasciate fuori me -Mi fu detto che mi divertivo a perseguitare i comunisti”.
Sono le stesse cose che la sinistra dice tuttora quando accusa Berlusconi di “ossessione dei comunisti”, quando vengono ricordate le viltà e le gesta infelici degli uomini di quel partito. In Italia si vuole che sia proibito parlare del fallimento comunista, e delle sue malefatte, come se non si dovesse più parlare degli orrori delle ideologie di massa, se non solo in riferimento al nazi-fascismo. Invece no! Il comunismo è stato del tutto simile ed a volte speculare al nazi-fascismo. Perfettamente sovrapponibile!
Il Pool di mani pulite partiva da una volontà politica più volte emersa a margine di quelle inchieste: quella di tener fuori la sinistra post comunista. Un salvacondotto che politicamente doveva legittimare la richiesta degli ex comunisti di assumere la guida del Paese. Benché fosse crollato il comunismo, l’Italia si doveva rivolgere agli ex comunisti per dare una svolta di cambiamento ai quasi 50 anni di corruzione, di immobilismo e di politica consociativa in cui anche il Pci aveva sguazzato. La rivoluzione di mani pulite eludeva la verità giudiziaria per trasformarsi in una ben precisa azione politica. Eludeva la costatazione che c’era un sistema di partiti che, salve alcune eccezioni (missini e radicali), toccava tutti i partiti in ordine direttamente proporzionale alla loro influenza. Il Pool aveva deciso di stroncare solo una parte della classe politica, facendo prevalere l’assunto che, se si toccavano gli ex comunisti, veniva meno tutto il castello di mani pulite. E’ stato un golpe giudiziario, lo stesso che ha smosso la fantasia del simbolo più crudo di quella stagione, Antonio Di Pietro, ideatore a quei tempi di un teorico golpe giudiziario di rilevanza prima europea e poi mondiale, come l’Ulivo mondiale di Prodi e compagni.
Sono trascorsi 18 anni e siamo ancora allo stesso punto. La magistratura, caparbia, delegittima le scelte democratiche degli elettori, anche se il Paese, di contro, non ne vuole sapere di affidarsi alla sinistra, anche se mischia le carte per confondersi e nascondersi dietro i nuovi soggetti politici che costituisce. I tre ultimi presidenti della repubblica che si sono succeduti, espressi da quell’area, o convertitisi dopo accuse gravi, ottenendone la redenzione, hanno infarcito gli organi che presiedono le garanzie (legittimità delle leggi ed autogoverno della magistratura) di uomini schierati a sinistra. Un pericolo che richiede attenzione e riforme. Il Paese è ora in una morsa che stringe l’esecutivo in un attacco, senza soluzione di continuità alla sua legittimità, benché sia espressione del voto popolare. L’Italia vorrebbe, invece, girar pagina.
Sarà mai possibile chiudere questa stagione e porre fine a questo regime giudiziario?
Vito Schepisi

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