23 luglio 2009

Qualcosa di serio


Se c’è qualcosa dei vecchi partiti che andrebbe conservato questo è il regolamento delle assemblee e dei congressi. Il momento congressuale di un partito è tra i più importanti della sua storia ma anche il più delicato. Attraverso i congressi, infatti, si delineano gli assetti politici, le strategie, le alleanze, le ragioni dello stare insieme di una formazione politica.
Un partito si forma per qualcosa, per realizzare un modello di società, per far sviluppare una serie di iniziative nella vita civile e sociale del Paese. Una formazione politica propone una strategia in cui gli individui o le popolazioni possano meglio ritagliarsi gli spazi della propria soddisfazione.
Un partito, per definizione, rappresenta una parte più o meno vasta di popolazione che indica un modello di società e che privilegia una progetto di forme di rapporti tra cittadino e Stato. Più un partito incarna gli umori e la forza del sentimento comune e più si afferma attraverso l’espressione democratica del consenso.
Questo modo di regolare i rapporti tra stato e cittadino, questa facoltà di libertà associativa, di pluralismo delle idee e delle forme, di rispetto delle regole e delle leggi e di partecipazione alla vita politica si chiama democrazia. Per inciso andrebbe sempre ricordato che nella sostanza la democrazia è questa e niente altro.
Non esiste una dittatura democratica e neanche una dittatura dal basso del popolo del web (Grillo) che possa sostituire le regole di civiltà di una democrazia rappresentativa. E’ la democrazia dei partiti che, organizzata nelle sue diverse forme istituzionali, ha consentito nel mondo occidentale di far sviluppare condizioni di civiltà e di benessere diffuse tra le popolazioni. Ogni partito ha la sua storia, anche quelli che, di nuova formazione, assimilano culture ed origini diverse o integrano i valori essenziali dei più importanti comuni ideali per essere riferimento di un’area di proposta più vasta per il governo del Paese.
Il dibattito politico avrebbe dunque la funzione del confronto tra le diverse istanze sociali e le diverse prerogative dei valori che emergono dai bisogni della popolazione, dalla sua emotività ideale, dalla sua tradizione e memoria storica, dalla sua esigenza di crescita culturale, ed ancora dai rapporti economico-sociali tra il mondo della produzione e quello del lavoro e dagli impegni di natura finanziaria, fiscale, diplomatica e/o istituzionale dello Stato.
Non sempre, però, questo dibattito riesce a svilupparsi compiutamente. C’è una sorta di disconoscimento reciproco della legittimità di rappresentare il Paese. Il tatticismo finisce per coinvolgere un po’ tutti. Ci sono, inoltre, anche elementi estranei alla democrazia che si assumono il compito di ostacolare tutto: dal dialogo, alle riforme; dai provvedimenti legislativi, ai corretti rapporti istituzionali. Ci sono protagonisti che si intromettono nel dibattito interno di un partito, in modo invasivo e spesso mortificante, falsandone i contenuti e rendendo ancor più complesso il travaglio di una scelta ragionata.
Accade anche questo! Ed è la ragione per la quale i regolamenti delle assemblee e dei congressi, che hanno sempre stabilito le modalità per le iscrizioni e per le candidature ed i termini del tesseramento per la partecipazione attiva e passiva ai lavori congressuali, devono essere conservati. Qualcuno nel PD ha detto, giustamente, che un partito non è un tram o un taxi o un qualsiasi mezzo di trasporto. Un partito, e la sua conduzione, in tutta onestà, non può essere lasciato agli umori di avventurieri dell’ultima ora.
Questi uomini contro, protagonisti di politiche dai tratti sommari, estranei alla democrazia, si sono assunti la responsabilità di ostacolare quel proposito, che in certi momenti è sembrato condiviso, di rendere normale la vita politica del Paese. L’antipolitica, benché inserita nel sistema dei partiti, impedisce l’abbattimento dei vecchi steccati ed ostacola l’avvio di un corretto confronto tra maggioranza ed opposizione.
Se la mancanza di un leale rapporto democratico tra gli opposti schieramenti politici rappresenta un grosso ostacolo nel rendere, anche il nostro, un paese normale, la reazione dell’antipolitica fomenta forme di pericoloso dissenso. I toni e gli atteggiamenti dirompenti e le campagne di stampa diffamanti, benché prive di contenuti politici, ma miranti alla delegittimazione del Governo, invece suffragato dal consenso popolare, costituiscono un serio pericolo per la democrazia.
Dal Congresso del PD, pertanto, è doveroso aspettarsi qualcosa di serio: una strategia politica più visibile, più autonoma e meno confusa. Le comiche le abbiamo già viste!
Vito Schepisi su il legno storto

10 commenti:

Talita ha detto...

Gentile Schepisi, mi verrebbe da dire “Amen”.
Anch’io auspico un cambiamento sostanziale nella prassi politica del nostro maggior partito d’opposizione, ma i prodromi non sono affatto rassicuranti. Basta sentir parlare i leader (o aspiranti tali) piddini.
Considerando poi che è stato lo stesso Pd a favorire il grillismo e il dipietrismo, ci si aspetterebbe un deciso dietrofront: che latita.

vito schepisi ha detto...

Cara Talita....mi piacerebbe che ci dessimo del tu. Si dialoga meglio e si è meno formali. Il PD avrebbe avuto una ragione per nascere se si fosse aperto alla società ed avesse riempito il suo carniere di idee e di nuove forze. Veltroni aveva persino incoraggiato a pensarlo.... ma già le sue primarie, plebiscitarie ed ipocrite (Bersani era stato convinto a desistere), sono state una delusione. La fondazione del PD è stata un'operazione di vertice... ma nessuno avrebbe avuto niente da ridire se i vertici insieme avessero indicato un leader per iniziare a camminare. Le primarie dovevano far emergere, invece, il nuovo che nelle periferie vive all'ombra dei vip. Dovevano far crescere, come direzione politica in collaborazione con il leader di riferimento i giovani promettenti della periferia, ricchi di idee nuove e più sensibili alle problematiche del Paese (anche se mi dicono che il personale dirigente periferico è peggiore dei quello nazionale). La seconda truffa all'idea di Veltroni di un PD come nuova proposta politica per un centrosinistra (centrosinistra senza trattino, e non sinistra che aspira a catturare i voti del centro) moderato ed aperto al confronto è stata la tentazione, poi soddisfatta, dell'alleanza con Di Pietro, nell'illusione, dimostratasi vana, di potercela fare grazie ai voti reazionari del giustizialista. Immagina se ce l'avesse fatta in quale guaio di Paese ci saremmo ritrovati! Se oggi dall'opposizione il rozzo Di Pietro condiziona il PD, figuriamoci cosa avrebbe fatto dall'interno della maggioranza! ..altro che "Videla"... come il forcaiolo nostrano piace definire il Capo del Governo che è anche l'ostacolo alla sua follia. L'uomo ha una sete di potere che gli offusca il cervello e lo riempie di odio. Si sentiva un eroe ai tempi di mani pulite, inconscio del suo ruolo di esecutore di disegni più grandi della sua capacità di comprendere. Con una sinistra così confusa e con il crollo politico di quelle forze che costituivano il 75% della prima repubbblica, invero anche Di Pietro poteva aspirare ad assumere leadership politiche. E'come dire che anche il personaggio Fantozzi, di Paolo Villaggio, potesse dirigere l'azienda di cui era impiegato.
Ora succede che il PD è rimasto schiavo della sua furbizia e dell'assenza del suo progetto politico ...ed ha una paura fottuta di perdere voti a favore del troglodita.
Ma come sempre accade, è sempre la paura la peggior consigliera ed è la mancanza di coraggio il limite di chi non ha qualità.
Al PD manca il coraggio di liberarsi di Di Pietro, pur avendone subito un trattamento irriconoscente e fedifrago. La verità è che il PD mantiene la cultura dominante della sua origine post comunista. Crede più nelle "scosse" che nella democrazia del confronto. Ha assimilato le arroganze dei partiti di provenienza (dc e pci) e non si accorge che la storia va avanti e che il popolo nutre sentimenti nuovi e più aperti, fuori dagli schemi e dalla retorica del passato.
I cittadini privilegiano le cose e tanti seguono Berlusconi perchè è concreto e denuncia il formalismo pesante dll'attuale sistema della democrazia. Chiede le riforme per modificare le catene burocratiche e dispersive in cui si annidano i poteri forti del Paese. Vuole snidare coloro che da sempre sono sopravvissuti alle spalle della povera gente, condizionadone le scelte politiche e sottoponendoli a grandi sacrifici per consentire alle caste di vivere ed arricchirsi alle spalle del lavoro e dell'impegno del Paese. Citare L'Iri e Prodi e poi le abanche la finanza e mediobanca. le grandi famoglie dei salotti buonio del Paese, il controllo dell'editoria e le caste sociali ed infine la magistratura, considerata la più costosa ed inefficiente di tutto il mondo occidentale.
Ciao ! Vito

Talita ha detto...

Caro Vito, tutto quanto dici è – o dovrebbe essere – davanti agli occhi di tutti.
E allora perché Di Pietro sembra uno degli animali più uguali degli altri, che spadroneggiano nella Fattoria di Orwell?
Perché le sue querele sono risolte immediatamente a favore suo e del suo gruzzolo privato? Perché, quando incappa – e se incappa!!! – in reati, alcuni magistrati si fanno in quattro per risolvere i suoi problemini, più veloci della luce?
Di lui non si può neppure dire che ha scheletri nell’armadio, perché l’armadio è stato aperto (almeno un’anta) e abbiamo tutti potuto guardarci dentro.
Eppure D’Alema, Prodi e Veltroni hanno trasformato il suo 2% di consensi iniziali in un fastidioso problema per l’Italia e per le istituzioni italiane.
Qual è il vero perché? Non certo addizionare un misero 2% ai loro voti.
Passando alle giovani leve del Pd, mi dovresti indicare quali sono.
Io ho in mente la veltroniana Marianna Madia: tre o quattro foto sui giornali e poi silenzio tombale.
E ho pure in mente la Serracchiani, che emerge con un minimo di turpiloquio radical-chic contro i “vecchi” del suo partito e poi sceglie Franceschini “per simpatia”: una vezzosa bambina di 39 anni. Però programmi niet, a meno che non mi siano sfuggiti.
E allora io credo che, in mancanza di una vera opposizione – i cui attuali interessi primari sono le performance sessuali di Berlusconi – tocca alla maggioranza fare le riforme necessarie. Però il più velocemente possibile, in modo da poter stanare anche i gruppi di potere che se ne fregano dell’Italia e agiscono unicamente a proprio vantaggio, cercando di distruggere tutto ciò che li contrasta: modello Attila.
A titolo d’esempio, non mi piace che sia appena stata cancellata la stretta alle banche, solo perché le banche si sono messe a frignare.
Non mi piace che pochi minuti fa l’Idv abbia potuto senza contrasti irrompere nella sala stampa dove la ministra Gelmini stava tenendo una conferenza. E ancora meno mi piace che la stessa ministra l’abbia interrotta.
A dire il vero, ci sono tante cose che non mi piacciono… Ma avremo modo di parlarne.
Ciao. Talita

Anonimo ha detto...

è certo,o siete la stessa persona, o vivete insieme!

Talita ha detto...

È certo: tu sei un imbecille e nessuno vivrebbe mai con te.

vito schepisi ha detto...

Ciao Talita...per le nuove leve del PD ho aggiunto (anche se mi dicono che il personale dirigente periferico è peggiore di quello nazionale). All'ombra di una classe dirigente ...supponente...è difficile, infatti, che cresca un ricambio più riflessivo!
Sulla recente azione "squadrista" dell'Idv si conferma la mia idea del pericolo autoritario di un personaggio come Di Pietro. C'è una evidente responsabilità del PD per aver coltivato quest'avanzo di fascismo, per usarlo come le squadracce del ventennio, presumendo di poterlo controllare. E' come dire che da un ospedale psichiatrico, si prenda il "Napoleone" di turno, lo si faccia scatenare e poi, raggiunto lo scopo, lo si possa fermare per farlo diventare un pacioso ... Sandro Bondi.
E' vero, hai ragione sulle cose che non vanno. L'avvicinarsi delle regionali del prossimo anno stanno scatenendo azioni di visibilità politica, mentre i leader sono impegnati a respingere un attacco senza precedenti. Un assalto estraneo alle questioni politiche, condotto con acrimonia ed indifferenza, anche verso il Paese, tanto da aver motivato più di un intervento del Capo dello Stato.
Ciao! A presto! Vito
PS: i cretini sono tali perchè ignorano i limiti del buon senso. Compatirli mi sembra che sia l'unico rimedio.

Anonimo ha detto...

Ai due conviventi:
Sparlate del Pd e della sua costruzione, ma guardatevi un pò in casa vostra, un partito(??????????????????????) retto da una sola persona con intorno un gruppo di servi interessati a mantenere poltrone.
In parlamento ladri, corrotti, puttane e avvocati di famiglia.
Avete anche il coraggio di parlare degli altri? Banda di "gnurant".

Talita ha detto...

Miserevole Anonimo, a proposito di "gnurant": "po'" non si scrive con l'accento, gnurant!
Si tratta di un troncamento: pressappoco simile al dimezzamento della materia cerebrale che ti è stato imposto geneticamente.
Consiglio: passi lunghi e ben distesi!
Fine dei miei messaggi a te: non vale la pena neppure leggere le tue cavolate.

TATTTALITA 2 la vendetta ha detto...

AhAhAhhhh... che siamo in un sito letterario...
E che credi che non lo so che pò non è un'elisione, scrivendo a pc si fa prima ad usare la o accentata... capito deficiente? MForse credi che tutti hanno la tua materia neuronale asfittica?
Oltre che gnurant, sei anche poco tollerante, vai subito in tilt quando vi criticano quel cumulo di puttanieri che votate e appoggiate.
Vergognatevi! Poveracciiiiiiiii.

Anonimo ha detto...

La ringrazio per Blog intiresny