22 aprile 2009

Durban II: il documento dell'ipocrisia

Di fatto si e conclusa prima del tempo la Conferenza delle Nazioni Unite a Ginevra sul razzismo. E' stato anticipato il documento finale per evitare che altre fratture tra i partecipanti potessero far fallire l'intera Conferenza. Il documento finale elaborato nei mesi scorsi, e limato negli ultimi giorni, in un difficile clima di intolleranza, è frutto di un difficile ed omissivo compromesso. Non serve, però, rendere solo meno irrealistico ed antistorico un documento se vengono omesse intere questioni di diritti negati e di intolleranze non rilevate.
Il dubbio di alcuni paesi, tra cui l’Italia, non si limita solo a contrastare i riferimenti alle presunte discriminazioni razziali di Israele o all’inverosimile accusa di razzismo allo Stato ebraico. C'è anche una differenza di metodo tra i paesi dell'Occidente ed i paesi cosiddetti neutrali. Le libertà fondamentali ed i diritti civili sono gestiti in modo diverso. Non ci sono solo differenze d’usi e tradizioni ma si mantengono differenze fondamentali tra uomo e donna e profonde discriminazioni per l'accesso alla pratiche religiose.
La presenza del Vaticano alla Conferenza è spiegata negli ambienti cattolici con lo scopo di allentare la repressione verso monache e suore e fedeli cattolici in alcuni paesi islamici. Come si può dar credito ad una conferenza mondiale, sotto l’egida dell’ONU, a cui si partecipa mantenendo un basso profilo per allentare una minaccia incombente?
Ci sono nazioni che negano la storia e negano l’odio razziale nazista contro gli ebrei e fomentano un odio dello stesso segno ed indirizzo. Se si pensa che sono anche gli stessi paesi che si sono attivati per redigere il documento finale! Sono paesi che non spostano di una virgola le loro intime convinzioni e la ferocia nel voler reiterare l'orrore nazista. Ci sono ancora Stati dove si consentono, con la complice inerzia delle autorità civili, intolleranze e discriminazioni che rendono difficile, o addirittura pericoloso, l'abbraccio ad una diversa fede religiosa.
E' difficile parlare di razzismo e di discriminazione senza marcare le differenze di maturità democratica. Le intolleranze non sono limitate solo al diverso pensiero, ma conducono a pericoli reali ed incidono anche violentemente sulle libertà e sui diritti degli uomini. Morte , torture, carcere duro, è un prezzo troppo alto per gli uomini che pagheranno in questo modo le ipocrisie di una Conferenza monopolizzata da un alto numero dei paesi definiti neutrali e dall’intero blocco musulmano. C’è chi spinge a spostare il tiro su obiettivi diversi, come si è avuto modo di constatare già con la Conferenza di Durban del 2001. La stessa strategia che traspariva dai difficili preparativi di quella di Ginevra, in corso, e che ha visto defilarsi per questioni di coerenza nazioni come gli USA, l'Australia, Il Canada, Israele, l'Olanda, la Nuova Zelanda, la Polonia, la Germania e l'Italia ed a cui si è aggiunta nel corso della Conferenza anche la Repubblica Ceca.
Non basta cancellare nel documento i riferimenti alla "diffamazione delle religioni" che i paesi di religione musulmana miravano ad introdurre nel testo della risoluzione finale, con l’intento di impedire al mondo intero, credente o meno, la libera espressione del pensiero ed il diritto di critica e di satira su idee e confessioni religiose, principalmente musulmane. C’era anche questa tra le pretese di un manipolo di stati fondamentalisti per poter giustificare condanne come quelle in passato inferte agli scrittori che hanno scritto su Maometto, o condanne al Papa che a Ratisbona nel 2007, con annotazioni filosofiche, si è soffermato sui dubbi e sulle perplessità risalenti al 1600 sulla storia dell'islamismo e sulle sue espressioni di riferimento.
Quello di Ginevra è il documento dell’ipocrisia i cui protagonisti sono paesi come Cuba, la Libia, L’Iran, il Sudan e la Siria. A che vale sottoscrivere una carta che valga solo a denunciare casi di presunte violazioni nei paesi occidentali, già cautelati da leggi sempre più rigide contro le discriminazioni? E che non valga, invece, ad evitare che la violenza e l’intolleranza religiosa mieta vittime nel mondo, per la sola colpa di abbracciare una fede diversa?
Vito Schepisi

2 commenti:

Anonimo ha detto...

io penso che ivece di defilarsi le nazioni come lei ha indicato avrebbero potuto controbattere al leader iraniano riportando il dibattito su un grado di civile confronto..mentre sembrava tutto programmato invece per sottrarsi al dibattito e volete sapere perchè? Perchè israele le violazioni le ha commesse e come...peccato che armadinejhad non sia certo il piu indicato per parlare di diritti umani... israele andrebbe sanzionata duramente..ma le risoluzioni dell'onu sono sempre state estremamente deboli,perchè condizionate dai veti di israele e usa in primis. Curcio Franceschini

vito schepisi ha detto...

Lei pensa male...come sempre!
Israele difenede in MO il suo territorio ed il suo popolo dall'aggressione continua di bande finanziate dai peggiori dittatori della terra. E' meschino il suo modo di esprimersi nei confronti di un popolo che da anni chiede pace ed ha mostrato di voler riconoscere diritti e terre dei palestinesi a patto di ottenere una pace duratura e senza ostilità.