La questione morale ha aperto un’autostrada al confronto tra maggioranza ed opposizione: sarebbe solo sufficiente saperne imboccare la rampa di accesso.
Veltroni non ha più scusanti: deve rendersi conto che nessuna affermazione di diversità è oramai più credibile. Al contrario la questione morale investe proprio il PD, e si è moltiplicata persino per due, con gli ex comunisti e gli ex democristiani, per la somma delle storie personali degli archetipi del professionismo politico e per la somma delle rispettive ramificazioni di partito nel mondo della finanza e degli interessi economici.
Ciò che emerge oggi, completa il quadro che già era stato tracciato con le telefonate tra Consorte, Fassino, D’Alema e Latorre. Si consolidano quelle convinzioni che, nonostante le difficoltà create dal Csm alla d.ssa Forleo, hanno fatto pensare alla presenza di un intreccio imbarazzante tra affari, finanza, cooperative, DS e politica.
Gli episodi emersi nella gestione pubblica e gli intrecci di affari sono come fari accesi sui metodi e sulle pratiche di dubbia moralità che non è affatto possibile continuare ad ignorare. Ciò che emerge, fatte salve le verità giuridiche che saranno accertate e che andranno a sanzionare le eventuali responsabilità personali, non potrà dissolvere affatto la sensazione della facilità con cui, nelle pieghe delle procedure dell’attuale gestione amministrativa degli enti locali, vanno a formarsi inquietanti comitati di affari.
Servono le riforme. Chi le ostacola si rende complice del malaffare.
Il pericolo esiste a destra ed a sinistra ed anche, come si è visto, tra coloro che fanno della questione morale l’unico impegno politico. Non ammetterlo è già una colpa. E’una responsabilità troppo grossa che la politica non può assumersi senza doversene far carico.
Non c’era e non c’è nessuna diversità che attenga alle finalità del pensiero politico. Appare soprattutto evidente che non sia affatto una questione di scelte di governo o di diversa tensione politica sulle questioni sociali. L’etica dei comportamenti è una questione individuale che investe la coscienza delle persone, a volte deboli dinanzi all’opportunità di acquisire un vantaggio personale che spesso coincide con l’interesse politico-elettorale.
Non sono valse le leggi sul finanziamento pubblico, e neanche i tanti benefici economici del personale della politica. Dovevano servire a sopperire agli alti costi della funzione di rappresentanza popolare, ma vengono, invece, sempre più avvertiti come intollerabili privilegi. Nel mezzogiorno d’Italia, in particolare, le pratiche clientelari e la ricerca di visibilità politica, attraverso la creazione di reti di interessi economici e di riferimenti personali, non si è mai fermata.
La visibilità politica della periferia finora non s’incrociava con quella della magistratura: dal nord al sud, la giustizia sembrava interessata unicamente a dar la caccia a Berlusconi.
A Napoli, ad esempio, mentre la spazzatura sommergeva la città e drenava allo Stato una decina di miliardi di euro per un’emergenza che durava da oltre 10 anni, un’innocua intercettazione telefonica in cui il premier sollecitava un provino di un paio d’attricette ha motivato l’attenzione moralizzatrice della Procura.
Il Lodo Alfano sembra che abbia così tolto il giocattolo dalle mani della magistratura “berlusconocentrica”, e che abbia portato i PM ad interessarsi anche della gestione degli affari in quella periferia troppo spesso ignorata.
Mentre Burlone e Burletta, sostenuti dal seguito di satiri e guitti, per le presunte angherie alla legalità del solito Berlusconi, erano ancora intenti ad intonare i cori di dolore, come quelli dei riti della sofferenza pre-pasquale, la voce, ai cantori, gli si è fermata in gola.
La questione morale, però, può far aprire un’autostrada per il confronto tra maggioranza ed opposizione. Mancare a questo appuntamento su temi come la riforma istituzionale, quella della pubblica amministrazione, ovvero quella della giustizia, sarebbe un grave errore politico per il PD: è il Popolo Italiano con l’autorevolezza del Presidente Napolitano che lo richiede.
Veltroni può approfittare delle difficoltà di Di Pietro, proprio sulla questione morale, per smarcarsi dalla sua guardia soffocante, senza il timore di dover subire la deriva giustizialista del suo infedele alleato che, sulla questione, come si è visto, non ha proprio niente da insegnare a nessuno.
02 gennaio 2009
Un'autostrada aperta al dialogo
Vito Schepisi
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
6 commenti:
Caro Vito.
Spero che "l'Autostrada del dialogo" non sia come la Salerno-Reggio Calabria, nel tratto adiacente al lago Sirino (Basilicata), che è ridotto ad una sola carreggiata!
Certamente, Veltroni non può più parlare di diversità!
Cordiali saluti.
Caro Antonio, spero proprio di no!Penso che solo le riforme fatte in modo condiviso possano dar corso allo sviluppo di una vera e normale democrazia nel Paese. Ciao! Vito
Caro Vito.
Ti sembra normale che ci siano delle persone che inneggino ad Hamas e a quanto sta accadendo a Gaza?
Sul forum di "Affari Italiani" che parla delle riforme da fare insieme tra maggioranza ed opposizione un forumista che risponde al nickname "Al Siffredi" ha di fatto inneggiato a quanto sta accadendo a Gaza!
Ti sembra normale una cosa simile?
Cordiali saluti.
Very good!
A friend told me this place I have been looking for, I come, it turned out, I have not disappointed, good Blog
necessita di verificare:)
Posta un commento