16 novembre 2008

Compagni che sbagliano


Ci hanno trifolato le orecchie con l’umanesimo del giorno dopo.
Per non andare troppo lontano è capitato il 19 marzo del 2002 con il giuslavorista Marco Biagi, ucciso dalle BR, dopo una feroce campagna mediatica e di piazza della Cgil di Sergio Cofferati. Dopo il vile omicidio, ad opera della formazione terroristica di matrice comunista, a cui, in alcune fasi delle indagini, non sono sembrate estranee figure appartenenti al mondo sindacale, sono arrivate le lacrime di coccodrillo di tutta la sinistra e la loro presa di distanza dalle azioni di queste squadracce impegnate nella lotta armata al sistema democratico.
Alle Brigate Rosse, però, prima di quel gesto criminale era stata fornita una giustificazione politica dalla stessa sinistra parlamentare e sindacale. Si accusava il Professore bolognese di presunta attività antipopolare nel mondo del lavoro, una sentenza pronunciata in coro da tutta la sinistra. Ed è davvero strano che quella legge, la Biagi, ritenuta così antipopolare, è stata mantenuta in vita dalla maggioranza di sinistra col Governo Prodi. Quella legge come tutte le altre verso cui era stata scatenata la consueta campagna di odio attraverso mistificazioni, falsità ed ipocrisie. Basti ricordare la presunta depenalizzazione del falso in bilancio ed i condoni a cui Prodi per primo, e non solo lui a sinistra, aderiva senza vergogna.
Il Professor Marco Biagi era stato considerato colpevole da tutta la sinistra per essersi prestato, per equilibrio e conoscenza della materia, ad esercitare un ruolo di consigliere e di esperto per un governo considerato nemico. C’è una sinistra in Italia immatura per la democrazia. Una sinistra che ritiene che mettere al servizio della comunità le proprie competenze e gli studi svolti, nel caso che questa comunità sia governata da rappresentanti dello schieramento opposto, sia addirittura immorale. Come se la lotta politica possa essere definibile nell’unico indirizzo possibile, cioè conforme alla indicazione della sinistra, e che il pensiero degli uomini dotati di conoscenze professionali debba modificarsi a seconda delle circostanze o di chi governa. La cultura del partito unico, dell’esecutivo che ne sia espressione e dei sindacati quali cinghia di trasmissione del partito è proprio dura a smaterializzarsi! Non servono le professioni di fede e le recite tra una citazione di Obama ed un richiamo ai bambini dell’Africa, quando a mancare sono i principi base della democrazia ed il rispetto del pluralismo. La sinistra non ammette altro potere all’infuori dell’esercizio del proprio. A sinistra ci sono sempre quelli che ritengono che anche il posizionamento di un palo della pubblica illuminazione si possa colorare di orientamento politico.
Ci provano e ci riprovano a mettere alla gogna i simboli avversari su cui cercano di far leva per scatenare il malcontento e strumentalizzare le difficoltà. Ed anche questa volta l’opposizione non è ad una maggioranza che, sufficientemente compatta, porta avanti un programma di governo ma alle singole persone come se fossero portatori autonomi di perverse strategie antipopolari.
C’è un direttore d’orchestra? O si suona a soggetto spontaneo? In passato ci sono state campagne mediatiche che hanno destato dubbi e sospetti perché le vittime rappresentavano un simbolo, avevano un ruolo, avevano subito un preventivo linciaggio nelle piazze e sui giornali di sinistra.
Sta capitando alla Gelmini, per la scuola. Tra i cartelli della protesta in piazza ce n’è stato uno che la voleva appesa ad un palo. Ciò che accade nelle scuole elementari è folle. Bare, cartelli, striscioni, magliette con scritte denigratorie, persino temi in classe sui pensieri dei bimbi sulla ministra. Poveri bimbi innocenti! Cosa volevano che dicessero dopo che per giorni la si è rappresentata nella scuola peggio dell’orco cattivo? Ci sono responsabilità individuali e responsabilità collettive. Quelle individuali consistono nel protestare in modo irrazionale e quelle collettive nella mancanza di coraggio nell’isolare, come si dovrebbe, i diseducatori ed i mistificatori.
Il tentativo di linciaggio sta capitando soprattutto al Ministro Brunetta, sotto scorta perché già minacciato dalle BR, bersaglio anche lui di campagne di stampa antipatiche e demenziali. Ha iniziato D’Alema con il suo “energumeno tascabile” ed ha proseguito l’Espresso con l’indicazione della piantina delle sue abitazioni.
L’umanesimo del giorno dopo non basta. La democrazia vera deve essere una pratica quotidiana.

Vito Schepisi

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