28 maggio 2007

Aspettando i risultati


Questa mattina ci siamo levati con un senso di angoscia. Alcuni di noi sono andati a riposare la sera scorsa con una speranza riposta. Ha preso infatti un po’ tutti in serata quell’idea positiva del buon senso e quindi della convinzione che anche coloro che hanno in antipatia Berlusconi, un po' per la sua ricchezza, per i suoi modi da alcuni considerati un po’ frivoli, più che per la sua politica concorrano a respingere il malgoverno di Prodi. Alcuni che ritengono che questi sia un ostacolo all' ammodernamento del Paese e che si oppongono alla restaurazione e la secolarizzazione delle stagnanti ingiustizie del Paese che gli sottraggano il loro voto. La speranza che tanti, tantissimi, presi da un impeto di profonda delusione e di voglia di riscatto, abbiano o stiano ponendo nell’urna voti di sfiducia per Prodi ed i suoi uomini ci ha coinvolti per un piacevole momento in un entusiasmo che si auspica non prematuro e non mal riposto.
La ragione, però, questa mattina prende il sopravvento. Ci si rende conto che nelle amministrative le macchine burocratiche, spesso ben lubrificate, come quelle dei partiti della sinistra, ben strutturati sul territorio, prevalgono sul sentimento della gente. L’organizzazione del consenso, in particolare nelle amministrazioni locali, è quasi capillare ed il segreto dell’urna non sempre riesce a ridare coraggio al Don Abbondio che spesso alberga in gran parte degli italiani. Il coraggio, come si sa, se non lo si ha non lo si trova.
Questa mattina si presenta, pertanto, quel senso di angoscia che riviene dalla consapevolezza e dal timore di non ricevere la liberazione auspicata. La preoccupazione che la valanga travolgente non ci sarà: è questo il ragionato timore che s’affaccia nei nostri pensieri.
Prodi ed il centrosinistra hanno mobilitato i loro uomini, premuto sulle periferie, contattato gli elettori più incerti, minacciato, sollecitato, fatto quadrato intorno ai loro uomini anche a costo di negare ogni evidenza, come nel caso Visco, pur di non compromettere i difficili equilibri di una coalizione di governo rabberciata, ma riunificata come sempre solo per contrastare il pericolo avvertito da tutti. Tutti insieme per respingere con ogni mezzo o limitare i danni della sfiducia popolare avvertita nell’aria e che toglie loro ogni prudenza, ogni percezione della realtà e persino ogni correttezza istituzionale. Il premier in persona a sfidare la legge e le regole della “par condicio”, grazie alla gestione asservita della televisione pubblica, e di Rai uno in particolare, la rete da sempre più moderata, che in pieno silenzio elettorale regala al capo del centrosinistra uno spazio politico da questi utilizzato per un vergognoso spot elettorale. Fuori da ogni principio deontologico, l’informazione che si concede ai poteri forti, che diviene strumento e cassa di risonanza anche delle miserie più bieche. In Tv, sulla rete di stato, senza contraddittorio e senza concessione di replica, il caudillo Prodi che promette e si impegna con gli lettori. Un indecente utilizzo del servizio pubblico per sostenere l’ipocrisia di un presidente del Consiglio che si ricorda delle categorie deboli del Paese solo in campagna elettorale e che solo ora, alla bisogna, mostra comprensione per il peso degli oneri che vessano cittadini ed elettori.
Solo qualche giorno fa è toccato a Montezemolo cercare di captare il malcontento, nella ricerca di uno spazio politico da ritagliare forse per se o forse per sottrarre ad altri, si è articolato il suo tentativo di sparigliare le carte, di confondere l’elettorato facendosi paladino di molti concetti già contenuti nella proposta politica del centrodestra, argomenti che a ben vedere la signora Brambilla con i suoi “Circoli della libertà” va diffondendo da mesi.
Ancora poche ore per sapere. Ancora la speranza che l’intuito degli italiani, l’intelligenza del nostro popolo, dia la spallata giusta per mandare a casa un governo che si avvale di una maggioranza ricevuta per solo 25.000 voti in più alla Camera dei deputati, e persino con sospetti di brogli.
Sarà difficile!
La fiducia si alterna al timore e poi l’immagine di Prodi, con la sua coriacea supponenza, il suo indissolubile attaccamento al potere, la sua faccia tosta, la pervicace indifferenza, l’ innata predisposizione alla menzogna e poi la sua flaccida ipocrisia, con l’arroganza dei mediocri e la sua livida rabbia. L’immagine di Prodi che sparge di colla la sua poltrona deciso a non mollare, costi quel che costi, deciso a non dar l’addio definitivo alla sua lunga ed immeritata carriera politica.
L'immagine di Prodi che vorremmo vedere ingiallire sulle pagine dei giornali di un'epoca chiusa.
Vito Schepisi

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