E’
una brutta cosa pagare le tasse in Italia.
C’è
stato, qualche tempo fa, un ministro, non più sulla Terra, che sosteneva che
pagare le tasse fosse bellissimo. Di certo non tutti la pensavano come lui. E neanche
la pensavano come il suo vice ministro che, per di più, in tempi ancora più
remoti, andava sostenendo di ricevere tanti messaggi per fax da parte di
cittadini contenti di pagare le tasse in Italia.
Il
piacere di pagare le tasse è perverso, ma non è una forma di perversione
erotica: è ben diversa da quella degli oziosi gaudenti, ed è poco pensabile che
il masochismo fiscale rientri tra le ricorrenti perversioni dell’uomo.
Di cittadini
e contribuenti se ne sono conosciuti tanti, e quelli che si sono mostrati contenti
di pagare sono stati soltanto quelli che non le pagavano le tasse, o che
assolvevano l’obbligo in modo ridicolo, anzi offensivo. Mai incontrato un
contribuente che abbia detto di aver pagato con soddisfazione una mappata di
tasse.
Pagare
le tasse nuoce gravemente alla salute ed anche ai buoni pensieri, al senso
civico, alla buona educazione, ai modi cortesi, all’uso del linguaggio.
Mi
sono ritrovato, infatti, a imprecare tra i miei pensieri in modo così scurrile
da dovermene persino vergognare. Neanche da ragazzo, a scuola, nota palestra
della gratuita volgarità, avevo mai usato una così ricca e ‘forbita’ sequela di
parolacce.
Le
tasse ci fanno impazzire due volte: una per capire cosa e come si deve pagare;
l’altra al momento in cui si tirano le somme e si deve mettere mano al
portafoglio.
Quando
arriva il momento di pagare - di solito dalla seconda metà di giugno in poi -
la prima domanda che ci si pone è il perché le tasse si pagano sempre dopo la
chiamata alle urne. Se si pagassero prima, in Italia qualcosa potrebbe
cambiare. Invece no. Si pagano dopo. Nel frattempo, tra un salasso e l’altro, è
cambiato il governo, e quello di Dracula è sempre quello precedente, mentre
quello in corso è quello che dice di voler restituire il bottino ai
contribuenti.
Nel
tempo, la storia si ripete sempre, anche se con stili e toni diversi: ora
abbiamo quello del “venghino signori”, fate la vostra puntata: “carta che vince
e carta che perde”.
Naturalmente
a perdere è sempre l’Italia. E tutti noi assieme.
Quest’anno
le novità non mancano. Le tasse sono come le erbe infestanti: crescono e si
moltiplicano così velocemente da dover aver necessità di un consulente per tener
dietro alle migliaia di leggi e di interpretazioni. Per mettersi in regola con
le norme in vigore e con le scadenze bisogna pagare un esperto, perché se si
commettono errori si paga ancora di più. Il sistema, infatti, è complicato e le
modifiche sono continue.
E’
difficile star dietro a tutto. Quest’anno, ad esempio, nelle case degli
italiani sono nate tante malerbe da scoraggiare l’impresa di chi si dedica al
fai da te.
l’Imu, la Iuc, la Tari, la Tasi - sembra, però, che siano state debellate la Tarsu e la Tares, ma senza esserne certi perché le erbe cattive non muoiono mai - l’acconto ed il saldo, le scadenze, le aliquote differenziate, i servizi indivisibili, gli inquilini e i proprietari, i comuni che hanno deliberato e quelli che non l’hanno fatto, la ricerca su internet, la differenza tra tassa (grandezza immobile) e tributo (servizio ottenuto), il governo che ha rinviato, la casa di abitazione, la seconda casa, quella a disposizione e quella locata e poi tutte le altre categorie, le esenzioni, le riduzioni, i codici, l’F24 (non è un modello d’aereo da guerra, ma l’odiato modulo con cui ci alleggeriscono le tasche).
l’Imu, la Iuc, la Tari, la Tasi - sembra, però, che siano state debellate la Tarsu e la Tares, ma senza esserne certi perché le erbe cattive non muoiono mai - l’acconto ed il saldo, le scadenze, le aliquote differenziate, i servizi indivisibili, gli inquilini e i proprietari, i comuni che hanno deliberato e quelli che non l’hanno fatto, la ricerca su internet, la differenza tra tassa (grandezza immobile) e tributo (servizio ottenuto), il governo che ha rinviato, la casa di abitazione, la seconda casa, quella a disposizione e quella locata e poi tutte le altre categorie, le esenzioni, le riduzioni, i codici, l’F24 (non è un modello d’aereo da guerra, ma l’odiato modulo con cui ci alleggeriscono le tasche).
E’
un campo di guerra! Sui beni immobili si è puntata l’artiglieria pesante. Il
costo di una abitazione si paga a vita. La proprietà immobiliare è diventata
una colpa su cui si sta abbattendo la scure della pena: altro che investimento
rifugio nei tempi dell’inflazione; altro che fonte di reddito aggiuntivo per
sostenere la perdita del potere di acquisto della pensione; altro che bene che
si rivaluta nel tempo; altro che un tetto da lasciare ai figli per il loro
futuro.
“Ed io pago!” Quant’è ancora attuale Antonio De Curtis, in arte “Totò”!
“Ed io pago!” Quant’è ancora attuale Antonio De Curtis, in arte “Totò”!
Vito Schepisi
Pubblicato su EPolis Bari 11 giugno 2014
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