E’ durata
tanto, ma anche l’intesa politica di Vendola con la Puglia è entrata in crisi.
La
classifica per indice di gradimento dei governatori delle Regioni italiane,
diffusa dalla ‘Datamonitor’, infatti, vede quello pugliese fuori dai primi
dieci.
La classifica
non si sofferma sulle motivazioni. Non si conosce ciò che ha lasciato
insoddisfatti i pugliesi, ma le motivazioni si possono intuire: la principale è
che, in passato, i pugliesi siano rimasti affascinati dal modo di esprimersi
del loro Governatore.
Vendola non
è mai semplice e diretto. E’ bizantino e lezioso: gli hanno persino affibbiato
l’appellativo di ‘poeta’. E’ facile che in Puglia chiamino poeta chi vagheggia
e vive un po’ fuori dal mondo reale. Chi ha letto le sue poesie, però, è
rimasto un po’ come basito. Passando alla prosa, i suoi concetti appaiono più
barocchi: si arrotolano attorno ai pensieri, saturi di figure retoriche, fino a
disperdere sostanza e diventare incomprensibili, ma non per questo meno
affascinanti e apparentemente spessi e profondi. Vendola, quando si esprime,
appare come lo stereotipo satirico di se stesso, tanto da apparire, a sua
volta, l’imitatore più fedele di Checco Zalone.
In Puglia,
in passato, questa dote di leziosità lessicale è stata la sua carta vincente.
Per
esprimere, ad esempio, contrarietà verso le scelte di altri, Vendola non
illustra mai un pensiero diverso da contrapporre, ma esprime sdegno, piuttosto
parla di sentimenti che sono stati sacrificati all’opportunismo politico dei
suoi avversari. Mai, però, l’opportunismo della sua parte, benché
nell’inchiesta giudiziaria sulla sanità sia emerso che la salute dei pugliesi
sia stata usata per allargare, con l’uso delle nomine e degli appalti, il
consenso politico della sua maggioranza. E’ un garantista a intermittenza, ed è
senza remore e riguardi per chi gli attraversa il cammino.
La sua è
stata una vita rivoluzionaria, fatta di pensieri e di azioni in cui persino la
violenza è apparsa come una variabile indipendente, giustificata dalla presunta
violenza morale degli altri.
Ogni
vittoria politica, per Vendola è una sconfitta inferta alle forze reazionarie,
impegnate, a far retrocedere le conquiste dei più indifesi, degli anziani,
delle donne, dei bambini, dei diversi, dei diseredati, degli extracomunitari, piuttosto
che le conquiste degli operai e dei braccianti sottratte all’egoismo e alla
prepotenza padronale.
La Puglia è
oramai una terra desertificata dal suo furore ideologico. Le imprese chiudono.
I giovani scappano. Non cresce più niente, se non le pale eoliche e i pannelli
fotovoltaici a spese dei consumatori e dei contribuenti.
Per l’acqua
bene comune si è battuto come un leone contro la presunta privatizzazione. I
toni sono stati da crociata contro chi era accusato di voler affidare
all’interesse privato un bene primario come l’acqua. Per il vero, era solo la
partecipazione dei privati alle società di gestione, cosa che in altre regioni
esiste da sempre. La legge abrogata, infatti, oltre a soddisfare una direttiva
europea sulla gestione dei servizi pubblici, sarebbe servita agli investimenti,
all’efficienza e a sottrarre alle derive clientelari, tipiche delle gestioni
partitiche, un servizio prezioso come quello idrico. L’Acquedotto Pugliese è
così ritornato sotto il controllo della Regione e le tariffe, invece di
diminuire del 7%, com’era stato promesso da Vendola, sono aumentate, mentre,
per gli investimenti, tutto è fermo per mancanza di risorse economiche. Chi si
è battuto con lui non l’ha mandata giù.
Le ipotesi
per spiegare la parabola discendente di Vendola girano, così, tutte attorno
alle delusioni e al fallimento della sua proposta politica. Hanno certamente
influito anche gli scandali della malasanità, come l’inquietudine dei giovani e
delle famiglie, presi in giro dalle troppe parole su una Puglia migliore, che
invece non c’è mai stata.
La Puglia e
Bari si stanno risvegliando da un incantesimo. I cittadini si rendono conto di
aver perso anni a rincorrere illusioni: emerge ora un quadro d’insieme che
riporta tutto alla realtà dei servizi costosi e inefficienti, del malcostume, della
recrudescenza criminale e delle “cozze pelose”.
Vito Schepisi per l’Occidentale
Nessun commento:
Posta un commento