14 ottobre 2010

Santoro e più Santoro



Se Santoro fosse un conduttore di un programma televisivo privato, o un editorialista di una testata giornalistica, ed avesse mandato a quel paese il suo direttore di testata o il suo editore, senza trarne le dovute conclusioni, cioè senza farle seguire dalle dimissioni, avrebbe sbagliato due volte. La prima nell’aver approfittato della fiducia del suo datore di lavoro e del responsabile legale della testata e la seconda per non aver fatto seguire ad una posizione così dirompente le sue dimissioni.
Ma nel privato sarebbe stato costretto a trovarsi un altro lavoro.
Santoro, però, è un giornalista della Rai pubblica, un giornalista che gode di una sua posizione privilegiata. Non è uomo che accetta ciò che vale per tutti gli altri comuni mortali. Santoro non ammette i suoi errori, anzi non li ha mai considerati tali, perché per il suo egocentrismo ad aver torto sono sempre gli altri. Si sente forte perché è un vincitore, non di un concorso, ove la cosa sarebbe anche corretta per pretendere il diritto al mantenimento del suo posto di lavoro, ma di una causa contro la Rai. Un magistrato, infatti, ha ritenuto che la Rai fosse obbligata a dargli uno spazio in prima serata per legge, come se fosse, in una separazione legale, l’assegno di mantenimento di un coniuge verso l’altro.
Santoro uscì dalla Rai sbattendo la porta – facendosi però eleggere, senza dar molto di se, deputato europeo dei DS nel 2004 - a seguito di una striscia polemica che fece seguito alle parole del premier Berlusconi, nel 2002, in Bulgaria: « L'uso che Biagi... Come si chiama quell'altro? Santoro... Ma l'altro? Luttazzi, hanno fatto della televisione pubblica, pagata coi soldi di tutti, è un uso criminoso. E io credo che sia un preciso dovere da parte della nuova dirigenza di non permettere più che questo avvenga ».
Lo sfogo del Premier aveva una sua ragione. Durante la campagna elettorale del 2001, la Rai presieduta dal Prof. Zaccaria si era schierata compatta contro l’allora leader dell’opposizione Silvio Berlusconi. Mai la programmazione della tv pubblica era mai stata così caratterizzata da un fuoco così concentrico e senza risparmio di munizioni contro il leader dell’opposizione. Persino la satira che prende normalmente di mira chi governa, in Italia faceva l’esatto contrario.
La vittoria dell’Ulivo di Prodi del 1996 aveva perso la sua forza propulsiva e soprattutto la sua compattezza, fino a dissolversi con la frattura del partito della Rifondazione comunista. Cossiga, per sostituire i voti di Bertinotti e per far eleggere Massimo D’Alema alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, aveva sospinto Mastella a formare un nuovo partito con parlamentari eletti tra le fila dell’opposizione. Lo scopo era quello di dar vita ad un governo che andasse a fare la guerra in Kosovo. Per la prima volta, così, nella storia del nostro Paese, un post comunista diventava Capo del Governo. E per la prima volta, dopo la seconda guerra mondiale, l’Italia diventava protagonista di un conflitto armato ed inviava i suoi aerei a bombardare obiettivi militari e strategici in Serbia.
Con D’Alema alla Presidenza del Consiglio si apriva anche una fase politica molto chiacchierata, tanto da far dire a Guido Rossi, già senatore della sinistra indipendente e più volte Presidente Telecom, che Palazzo Chigi si era trasformata in una Merchant Bank. E dopo una sconfitta elettorale alle regionali del 2000, D’Alema, visto dagli italiani come un Premier non eletto dal popolo, cedeva le armi e veniva sostituito da Giuliano Amato che, a sua volta, l’anno successivo veniva sostituito da Francesco Rutelli ( u bell’ uaglione, per usare la definizione di Prodi) per guidare la campagna elettorale del 2001. D’un colpo la sinistra bruciava ben 4 suoi uomini: Prodi, D’Alema, Amato e Rutelli.
La sinistra nel 2001 appariva in evidente difficoltà, e non solo per la carenza di una leadership autorevole, ma anche per mancanza di idee. Per allentare lo spettro della disfatta, la tv pubblica era stata schierata, compatta, a difesa del suo fortino e contro l’opposizione. Le parole di Berlusconi in Bulgaria intendevano, pertanto, stigmatizzare questo atteggiamento, per sottolineare l’insufficiente maturità democratica e l’intolleranza al pluralismo della sinistra. Ed è la stessa convinzione che resta tuttora ben radicata di una sinistra che, quando vince, non lascia spazio neanche ai sospiri, figurarsi all’informazione libera.
Dopo quello che fu definito “l’editto bulgaro” di Berlusconi, e dopo l’irrogazione nell’ottobre del 2002 a carico di Santoro di un provvedimento disciplinare del Cda Rai, per i contenuti di due puntate della trasmissione “Sciuscià”, il programma di Santoro non veniva confermato nel palinsesto Rai. Nel giugno del 2003, però, il Tribunale di Roma, accogliendo la causa di lavoro intentata dal conduttore, stabilì che gli fosse assegnato in Rai un programma «di approfondimento giornalistico a puntate collocato in prima o in seconda serata con dotazione delle risorse umane, materiali e tecniche, idonee ad assicurare la buona riuscita di esso, in misura equivalente a quella praticata per i programmi precedenti».
Per sciogliere questo “vincolo giudiziario”- è bene ricordarlo - e per concedere di liberarsi della sua presenza, al termine della scorsa stagione televisiva, Santoro chiedeva alla Rai di svenarsi con i soldi dei contribuenti.
E’ in virtù di questa sentenza che il conduttore di “Annozero” fa la voce grossa, come colui che ha un fratello campione di karatè e si consente di fare il bullo con tutti minacciando l’uso del fratello. La stessa voce grossa che fa tuttora, dopo che il Direttore Generale Rai Masi ha adottato un provvedimento di sospensione per 10 giorni dal video e dallo stipendio, per le parole offensive usate nei suoi confronti, per la “colpa” di aver richiesto, per le trasmissioni di approfondimento, maggior pluralismo ed un pubblico in studio non schierato. Regole che in democrazia sembrerebbero normali, ma non per il conduttore di “Annozero” che, evidentemente, preso dal suo “io”, le considera limitative alla sua libertà professionale.
Vito Schepisi

3 commenti:

dario ha detto...

quelle di cui tu hai scritto sono anomalie lapalissiane, ma che, secondo me, si inseriscono coerentemente in quella che è l'anomalia italiana in toto. Voglio dire che ad essere anomalo è tutto il sistema politico ed in questo vi rientra pure berluscni. Ma ti pare normale che concentrare in un'unica persona potere economico, politico e mediatico? Perché nei paesi occidentali c'è una legge sul conflitto di interessi e da noi no? Perché berluscni non potrebbe governare IN NESSUN ALTRO paese occidentale?
Aspetto un tuo pensiero in proposito.

vito schepisi ha detto...

C'era una canzone, mi pare negli anni sessanta, che faceva...se sono bello mi tirano le pietre...se sono brutto mi tirano le pietre ... io penso così che Berlusconi qualunque cosa faccia sempre pietre in faccia riceverà. Non vedo per quale ragione Berlusconi non possa governare negli altri paesi. Questo è un altro ridicolo mito da sfatare. Dico di più, invece, che Berlusconi in tutti gli altri paesi del mondo avrebbe potuto governare senza il pregiudizio e l'intolleranza che incontra in Italia. E' stato riconosciuto anche da molti suoi avversari, Bertinotti per ultimo, come l'editore più liberale e tollerante. Ma non lo è solo come editore ma anche come uomo. Anche nell'ultimo episodio, quello con la Galbanelli, aveva riferito per mezzo dei suoi avvocati di poter mettere a disposizione tutte le carte della villa di Antigua perchè non si commettesse diffamazione. La Galbanelli ha rifiutato persino di prenderne visione e penso che la citazione in giudizio sia stata in questo caso un atto di dignità dovuto. Ho paura, però, che saremo sempre noi italiani a pagare.
Ma non bisogna mai dimenticare la storia e capire come i fatti abbiano avuto origine. Berlusconi nel 1993 era la persona più benvoluta d'Italia. Dava lavoro in modo soddisfaciente ad un centinaia di migliaia di lavoratrici e lavoratori; tangentopoli non aveva neanche sfiorato le sue aziende, al contrario di altre; Le sue televisioni accupavano uno spazio di mercato in crescita; i telespettatori avevano accolto le tv private come una liberazione dal monopolio lottizzzato della Rai; Berlusconi aveva un rapporto sereno con tutti i partiti, pci compreso, a cui non faceva mancare contributi sotto forma di sponsorizzazioni. L'Italia, però, sia avviava verso il pericolo di un nuovo oscurantismo. Gli eredi del Pci, in controtendenza con la storia mondiale, dopo la distruzione giudiziaria dei partiti "borghesi", con solo il 30%dei voti, con il sitema maggioritario appena introdotto, rischiavano di avere il 70% dei parlamentari (dati calcolati dai sondaggi dell'epoca)approfittando del disorientmenbto elettorale degli italiani e della frantumazione litigiosa dei partiti. Su iniziativa de Il Giornale di Montanelli si tentò di lanciare Mariotto Segni col partito dei moderati, ma dopo un incontro tra il deputato sardo e Maroni in cui si cercarono di sviluppare intese elettorali e si raggiunse persino una intesa di massima per un accordo, Bossi il giorno dopo sparò "ad altezza d'uomo" su Segni e sulla DC, facendo così naufragare il tentativo di Segni. In quel momento niente sembrava più possibile. Fu allorà che si inventò sul momento una grande avventura: Forza Italia. Questo movimento prese piede, prima che tra le residue strutture dei partiti, tra la gente, tanto da sconfiggere, in modo sorprendente ed inaspettato, la collaudata "macchina da guerra" di Occhetto. Penso che per l'Italia, in futuro, la storia parlerà di salvataggio del Paese e di pericolo sventato.

dario ha detto...

ha risposto in modo non pertinente.
In america, per citare la democrazia occidentale più grande del mondo, c'è una legge sul conflitto di interessi e berlusconi lì non potrebbe governare, visto che non solo è il più ricco del paese ma è anche un magnate dei media.
Cosa ha da dire in proposito?
P.S.:riguardo a tangentopoli anch'io credo che ci sia stata un'operazione politica sommersa da parte dei giudici. Il problema però è che questo "golpe" sia stato sventato da...silvio berlusconi. RIpeto: concnetrare nelle mani di un solo uomo potere politico, economico e mediatico è da matti. cCiò basta per non voltarlo. Ma se questo accade solo in italia, una ragione ci sarà, no!? O forse siamo i più intelligenti?