10 settembre 2009

Segreto istruttorio e deontologia professionale

Nel pomeriggio di ieri Il sostituto procuratore Giuseppe Scelsi, che a Bari indaga su escort e coca, si è presentato con due finanzieri presso la sede barese del Corriere del Mezzogiorno (inserto locale del Corriere della Sera) ma, come accade per tutti i casi simili, è tornato a mani vuote. La finalità era quella di "giungere all'individuazione del pubblico ufficiale che si è reso responsabile delle violazione dell'articolo 326 del codice penale relativo al segreto istruttorio".
Il Corriere della Sera, nella stessa giornata di ieri aveva diffuso il contenuto dei verbali dell’interrogatorio di Tarantini. L’imprenditore barese aveva parlato di feste, di escort e di droga, aveva fatto nomi, aveva fornito particolari e riferito circostanze. Un verbale articolato con il quale l’uomo chiave della “escortopoli” pugliese, a cui si collegano le questioni della sanità e quelle dei discutibili casi di abusi e di arroganza di alcuni assessori della Giunta regionale, aveva fornito ai PM riscontri a fatti e circostanze accertate attraverso intercettazioni telefoniche ed altre testimonianze.
Il magistrato non è riuscito a risalire ai nomi dei soggetti che avevano fornito le copie degli atti alla redazione del giornale. Il Dr Scelsi, come in tutti i casi del genere, ha ricevuto il rifiuto a rivelare le fonti delle informazioni. Le leggi vanno applicate e la violazione del segreto istruttorio è un reato, ma dall’altra parte i giornali hanno invece il diritto di pubblicare le notizie che ricevono, senza il dovere di rivelarne le fonti. Sembra un po' il gatto che si morde la coda!
Intorno a questa questione va avanti da anni un confronto serrato. A volte uno scontro senza esclusioni di colpi. Di Pietro, e quando si parla di incoerenza l’ex PM non può mancare, in una trasmissione di Vespa, "Porta a Porta", esternando un pensiero che sembra essere comune ad alcuni PM, colto dai suoi tipici scatti verbali con cui spesso esterna la sua ferocia, quando rimpiccolisce gli occhi e distrugge le parole, la consecutio temporum, la costruzione dei periodi, i congiuntivi, sbottò sostenendo un concetto che serve a chiarire la presenza di un preciso indirizzo di pensiero. In sintesi l’ex poliziotto ed ex PM affermò che doveva essere più importante sputtanare il colpevole che andar dietro a chi lo sputtana. Il colpevole! Alcuni PM (per fortuna non tutti) considerano "colpevole" l'indagato sin dalla fase istruttoria e si sentono come fustigatori dei costumi, come tanti infallibili Torquemada o, nel caso di Di Pietro, … un intrepido giustiziere della notte
In una fase politica di estrema tensione anche sui principi stessi dell’informazione, sul suo pluralismo e sul suo equilibrio; in una fase in cui per pretestuosa strumentalizzazione politica si parla di "vulnus" alla libertà di stampa, e si indica come responsabili di questa ferita un giornale ed il suo direttore, per aver pubblicato una notizia di squallore privato sull’ex direttore del giornale dei Vescovi, ed il Presidente del Consiglio, per aver citato in giudizio per danni alcune testate giornalistiche intervenute a gamba tesa nella sua vita privata, diviene persino difficile sostenere una tesi restrittiva sulla libertà d’informazione.
Si osserva, però, che la deontologia professionale, per la stampa, non può che essere un insieme di norme di correttezza che deve comprendere anche il sostegno al lavoro di quelle funzioni dello Stato preposte all’istruttoria delle indagini di magistratura e polizia giudiziaria. Ci sono funzioni che devono essere ritenute necessarie per garantire e sostenere la legalità e la difesa del diritto nell’interesse di tutti i cittadini italiani. Sarebbe così una giusta interpretazione deontologica quella che dovrebbe indurre la stampa ad evitare di pubblicare gli atti relativi alle fasi giudiziarie sottoposte a segreto istruttorio.
Inserire questo comportamento nelle regole di deontologia professionale per l’Ordine dei Giornalisti non sarebbe affatto una limitazione della libertà d’informazione, quanto invece un accrescimento del diritto di tutti. Sarebbe il doveroso rispetto verso il lavoro di indagine giudiziaria che la Costituzione assegna all’Ordinamento giurisdizionale. Forse un primo passo verso un Paese normale.
Vito Schepisi

2 commenti:

dario ha detto...

a parte tarantino, che è una a questione minore.
In quale paese occidentale il premier definisce "inutile" la riapertura di processi riguardanti efferate stragi mafiose? In quale paese civile il premier anziché proteggere con le parole e con i fatti e rassicare i magistrati antimafia in prima linea, li attacca e li intimorisce? Ecco la solitudine di chi combatte la mafia, l'atteggiamento di berlusconi ne è l'esempio lampante e anche il più sfacciato. Senza precedenti!
La politica italiana non ha mai toccato un tale livello di squallore.
Quest'"uomo" (se così lo si può definire) prima o poi pagherà tutte le sue colpe. Sta esagerando, ne sta combinando troppe, non solo è un delinquente ma lo dice apertamente, facendo passare per valori quei disvalori (quali ricchezza, potere, superiorità dell'uomo sulla donna ecc.) che sono alla base della sua vita e che cerca di infondere attraverso il suo vergognoso sistema mediatico-televisivo.
La dc era fortemente collusa con la mafia ma mai si è sognata di attaccare apertamente i magistrati che indagavano. Quest'"uomo" ormai attacca e intimorisce tutto e tutti, finanche coloro che combattono la mafia. Invece di parlare, come sempre, in generale, dovrebbe come minimo fare i nomi dei magistrati che stanno organizzando l'ennesimo attacco contro di lui. Vogliamo sapere chi sono, se sono per caso quelli che lavoravano fianco a fianco con falcone e borsellino. Vogliamo sapere allora, se anche quei due erano eroi oppure farabutti. Tra poco si arriverà a dire pure questo, già si è iniziato con saviano (vedi fede e...la tua amica talita).
La vostra cecità mi lascia sconcertato, per non dire che mi fa ribrezzo....
LUI E' AL DI SOPRA DELLA LEGGE, GUAI A CHI SI PERMETTE DI TIRARLO IN BALLO. E' un autentico delinquente, un perfetto candidato-dittatore. Grazie a lui la nostra democrazia è scesa al livello di quelle sudamericane.

Anonimo ha detto...

Teme gli ultimi sviluppi delle inchieste.
Le rivelazioni di Spatuzza e i documenti di Ciancimino.
Per questo dice che fare le indagini sulle stagi mafiose è uno spreco di denaro pubblico.
Ha paura di non riuscire a fermare il fiume in piena.
Neanche il lodo Alfano lo salverebbe.