La parola d’ordine di questa legislatura è “riforma elettorale”. Tutti la pronunciano per sottintendere un po’ di tutto e per cacciare le streghe. Ha iniziato il Presidente della Repubblica, eletto dalla sola sinistra con qualche sostegno di Follini e Casini. L’On Giorgio Napolitano, anziano esponente del vecchio pci in cui l’abitudine a porre ogni sottile eccezione per opportunità e furbizia ha rappresentato per anni un’arte raffinata, ha così trovato l’antidoto alla caduta di Prodi ed allo scioglimento delle Camere, almeno finché sarà ritenuto opportuno.
Il Professore, che non si lascia sfuggire la fortunata opportunità, ripete come un ritornello con il coro di alcuni altri selezionati suoi ministri che se cade il suo Governo si fa male tutta la sinistra: perché si va a nuove elezioni. E’ un tormentone la minaccia del ricorso alle urne che invece non sembra sia possibile, per volontà di Napolitano, perché manca la riforma della legge elettorale. Ed a somiglianza di quei cani che si girano stupidamente intorno per cercare di afferrare tra i denti la coda, Prodi ed il Governo fanno le capriole all’indietro per cercare di guadagnare del tempo.
Se si pensa che il Presidente del Consiglio ed i suoi uomini più vicini lavorino per ottenere in tempi rapidi una proposta condivisa della legge elettorale si è del tutto fuori strada. L’obiettivo di Prodi è durare. Tirare a campare nella speranza che il tempo possa rimetterlo in sella per poter rimediare al suo fallimento. E’ per questa ragione che la proposta unitaria di Forza Italia, lega ed AN, mentre riceve interessanti aperture da parte di larghi strati del centrosinistra, ottiene da Palazzo Chigi una formale nota in cui si afferma che "ogni apertura al dialogo è guardata con interesse e attenzione" e ma che il dialogo debba aprirsi “con tutte le forze d’opposizione, non solo con i 3 partiti presenti alla riunione".
Per intendere ancor meglio come la pensa il Professore, che si mantiene incollato alla sua poltrona di premier, si registra la presa di posizione di Monaco, prodiano di ferro, che frena e sostiene che la proposta affosserebbe il bipolarismo e quindi la respinge “tanto più perchè accompagnata dalla pretesa-condizione di elezioni subito”. Una canzone quella delle nuove elezioni che dalle parti della Presidenza del Consiglio non si è disposti assolutamente a sentire. Elezioni subito, infatti, vorrebbe dire nuovo leader e una palata di naftalina sul professore di Scandiano.
Anche il Ministro Parisi, già in passato consigliere di Prodi e suo politologo di fiducia, cerca subito un modo per rovesciare il tavolo, e se la Cdl ha proposto un sistema che ricalcasse quello tedesco, s’è subito affrettato a sostenere che per lui il sistema ideale è invece quello francese. Per confrontarsi meglio, però, con l’opposizione e con le diverse opzioni, propone addirittura di azzerare tutto: “la maggioranza deve darsi l'obiettivo di azzerare tutto e ritornare al mattarellum aggiungendosi le primarie per i singoli collegi”.
Non si può certo dire che si è alla frutta perché quando si propone di ricominciare da capo non si può che ritornare all’antipasto!
Anche nel campo avverso, tra gli oppositori del Governo, la proposta della Cdl non è piaciuta a tutti. A Buttiglione ad esempio non è piaciuta granché. L’esponente dell’Udc l’ha ritenuta “un nulla di fatto” che non ha chiarito la scelta di F.I. tra la spinta referendaria di AN ed il modello tedesco voluto dalla Lega. Che Buttiglione abbia letto male i contenuti dell’accordo tra i partiti di centrodestra? Eppure sono le indicazioni che fino a qualche giorno prima lo stesso Buttiglione assieme al suo gruppo aveva sostenuto! A parte il bipolarismo che è una opzione dei partiti (anche negli Usa ed in Francia c’è un sistema bipolare ma non è impedito alle altre forze politiche di proporsi) lo sbarramento che eviti la eccessiva frammentazione dei partiti ed il sistema proporzionale con una indicazione delle alleanze e del nome del candidato premier prima del voto, sposano per buona parte il modello tedesco sostenuto dall’esponente Udc. Buttiglione ancora una volta con la sua improvvida presa di posizione si è saputo distinguere come spesso gli capita. Sembra che sia affetto da una sindrome masochista. Dai tempi della segreteria del PPI, alla congiura del ribaltone, attraverso il diniego alla sua nomina a ministro quando militava col centrosinistra e fino alla bocciatura a commissario europeo. Forse la lezione non gli è bastata, non si convince che a lui, d’esser furbo, non gli riesce proprio!
Di diverso parere Casini che al contrario del presidente del suo partito ha subito avvertito il pericolo dell’isolamento, non solo per esser rimasto al di fuori dell’incontro con i leader del centrodestra, ma anche nell’insistere troppo a remare controcorrente, ad opporsi sarebbe rimasto in compagnia solo di Prodi: e questi è l’uomo perdente. In un fiume che scorre verso la ricerca di un accordo che accantoni Prodi e prepari la successione di Veltroni, e con l’obiettivo di percorrere la strada di un governo istituzionale che possa traghettare questa legislatura al compimento dei due anni sei mesi ed un giorno, col proposito di varare la riforma costituzionale in modo condiviso, l’Udc rischiava di ritrovarsi dall’altra parte del guado a respingere le opzioni che invece da tempo auspicava. L’accordo è poi l’unica strada per evitare il referendum che Casini, Mastella e gli altri partiti minori vedono come il fumo negli occhi.
Segnali di distensione e di apprezzamento arrivano anche da Veltroni e da larghi settori dei DS, tanto da far dire a Violante che pensa che al tema della riforma elettorale “debbano essere connesse anche alcune riforme costituzionali minime che consentano al prossimo esecutivo di governare davvero: riduzione del numero dei parlamentari, poteri del presidente del Consiglio, differenziazione delle funzioni delle due Camere attraverso il Senato federale e semplificazione del procedimento legislativo".
Santo cielo!…Che si aspetta a superare la brutta esperienza di Prodi e procedere?
Il Professore, che non si lascia sfuggire la fortunata opportunità, ripete come un ritornello con il coro di alcuni altri selezionati suoi ministri che se cade il suo Governo si fa male tutta la sinistra: perché si va a nuove elezioni. E’ un tormentone la minaccia del ricorso alle urne che invece non sembra sia possibile, per volontà di Napolitano, perché manca la riforma della legge elettorale. Ed a somiglianza di quei cani che si girano stupidamente intorno per cercare di afferrare tra i denti la coda, Prodi ed il Governo fanno le capriole all’indietro per cercare di guadagnare del tempo.
Se si pensa che il Presidente del Consiglio ed i suoi uomini più vicini lavorino per ottenere in tempi rapidi una proposta condivisa della legge elettorale si è del tutto fuori strada. L’obiettivo di Prodi è durare. Tirare a campare nella speranza che il tempo possa rimetterlo in sella per poter rimediare al suo fallimento. E’ per questa ragione che la proposta unitaria di Forza Italia, lega ed AN, mentre riceve interessanti aperture da parte di larghi strati del centrosinistra, ottiene da Palazzo Chigi una formale nota in cui si afferma che "ogni apertura al dialogo è guardata con interesse e attenzione" e ma che il dialogo debba aprirsi “con tutte le forze d’opposizione, non solo con i 3 partiti presenti alla riunione".
Per intendere ancor meglio come la pensa il Professore, che si mantiene incollato alla sua poltrona di premier, si registra la presa di posizione di Monaco, prodiano di ferro, che frena e sostiene che la proposta affosserebbe il bipolarismo e quindi la respinge “tanto più perchè accompagnata dalla pretesa-condizione di elezioni subito”. Una canzone quella delle nuove elezioni che dalle parti della Presidenza del Consiglio non si è disposti assolutamente a sentire. Elezioni subito, infatti, vorrebbe dire nuovo leader e una palata di naftalina sul professore di Scandiano.
Anche il Ministro Parisi, già in passato consigliere di Prodi e suo politologo di fiducia, cerca subito un modo per rovesciare il tavolo, e se la Cdl ha proposto un sistema che ricalcasse quello tedesco, s’è subito affrettato a sostenere che per lui il sistema ideale è invece quello francese. Per confrontarsi meglio, però, con l’opposizione e con le diverse opzioni, propone addirittura di azzerare tutto: “la maggioranza deve darsi l'obiettivo di azzerare tutto e ritornare al mattarellum aggiungendosi le primarie per i singoli collegi”.
Non si può certo dire che si è alla frutta perché quando si propone di ricominciare da capo non si può che ritornare all’antipasto!
Anche nel campo avverso, tra gli oppositori del Governo, la proposta della Cdl non è piaciuta a tutti. A Buttiglione ad esempio non è piaciuta granché. L’esponente dell’Udc l’ha ritenuta “un nulla di fatto” che non ha chiarito la scelta di F.I. tra la spinta referendaria di AN ed il modello tedesco voluto dalla Lega. Che Buttiglione abbia letto male i contenuti dell’accordo tra i partiti di centrodestra? Eppure sono le indicazioni che fino a qualche giorno prima lo stesso Buttiglione assieme al suo gruppo aveva sostenuto! A parte il bipolarismo che è una opzione dei partiti (anche negli Usa ed in Francia c’è un sistema bipolare ma non è impedito alle altre forze politiche di proporsi) lo sbarramento che eviti la eccessiva frammentazione dei partiti ed il sistema proporzionale con una indicazione delle alleanze e del nome del candidato premier prima del voto, sposano per buona parte il modello tedesco sostenuto dall’esponente Udc. Buttiglione ancora una volta con la sua improvvida presa di posizione si è saputo distinguere come spesso gli capita. Sembra che sia affetto da una sindrome masochista. Dai tempi della segreteria del PPI, alla congiura del ribaltone, attraverso il diniego alla sua nomina a ministro quando militava col centrosinistra e fino alla bocciatura a commissario europeo. Forse la lezione non gli è bastata, non si convince che a lui, d’esser furbo, non gli riesce proprio!
Di diverso parere Casini che al contrario del presidente del suo partito ha subito avvertito il pericolo dell’isolamento, non solo per esser rimasto al di fuori dell’incontro con i leader del centrodestra, ma anche nell’insistere troppo a remare controcorrente, ad opporsi sarebbe rimasto in compagnia solo di Prodi: e questi è l’uomo perdente. In un fiume che scorre verso la ricerca di un accordo che accantoni Prodi e prepari la successione di Veltroni, e con l’obiettivo di percorrere la strada di un governo istituzionale che possa traghettare questa legislatura al compimento dei due anni sei mesi ed un giorno, col proposito di varare la riforma costituzionale in modo condiviso, l’Udc rischiava di ritrovarsi dall’altra parte del guado a respingere le opzioni che invece da tempo auspicava. L’accordo è poi l’unica strada per evitare il referendum che Casini, Mastella e gli altri partiti minori vedono come il fumo negli occhi.
Segnali di distensione e di apprezzamento arrivano anche da Veltroni e da larghi settori dei DS, tanto da far dire a Violante che pensa che al tema della riforma elettorale “debbano essere connesse anche alcune riforme costituzionali minime che consentano al prossimo esecutivo di governare davvero: riduzione del numero dei parlamentari, poteri del presidente del Consiglio, differenziazione delle funzioni delle due Camere attraverso il Senato federale e semplificazione del procedimento legislativo".
Santo cielo!…Che si aspetta a superare la brutta esperienza di Prodi e procedere?
Vito Schepisi
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