11 marzo 2014
Cari Candidati parlateci di idee
TROPPE POLEMICHE E ACCUSE RECIPROCHE
Cari candidati parlateci di idee.
Non si vorrebbe che anche questa volta alle amministrative di Bari finiscano col valere più le beghe, le polemiche e le accuse reciproche che le indicazioni e le scelte amministrative. L’altra volta, nel 2009, ebbe parte attiva la questione delle escort: la famosa “scossa” promessa da D’Alema in tv alla trasmissione di Lucia Annunziata. In questa tornata, sin dall’inizio, con l’esuberanza del sindaco uscente, non ne sono mancate le avvisaglie.
Fino ad oggi, però, non si hanno le idee chiare sulla città che vorrebbero i nostri candidati sindaci. Oggi c’è da fare i conti con le risorse e con le difficoltà di vita della gente. Chi, infatti, dovesse promettere 30mila posti di lavoro non sarebbe più credibile e verrebbe preso a fischi.
Ci sono, in ordine cronologico, indicazioni tratte dalle candidature più rilevanti. C’è un programma corposo del PM Desirèe Digeronimo, scritto a più mani, con contributi importanti su questioni come sviluppo e lavoro e sul diverso rapporto tra cittadini, imprese e burocrazia. La Dr. Digeronimo punta su ambiente, mobilità, turismo, sicurezza, cultura e sull’introduzione di sportelli di ascolto per le questioni sociali e per le donne.
Moltissime sono anche le indicazioni che emergono dai numerosi incontri e dai question time dell’ing. Di Paola: dal lavoro creato con lo sviluppo economico e senza il ricorso all’assistenza, all’annosa questione delle fogne, alla necessità dei parcheggi, alla valorizzazione della bellezza della Città per favorire il turismo.
Naturalmente sicurezza, cultura, qualità della vita e la questione sociale sono tratti comuni a tutti.
Dall’altro candidato, l’ing Decaro, ben sei decaloghi (decaroghi) di tracce di buone intenzioni e un punto fermo che vale come una chiara indicazione: la difesa delle scelte e dell’azione della passata amministrazione. Per Decaro gran parte vorrebbe essere la continuazione di un’opera, con l’aggiunta di tanta buona volontà per migliorare.
Per condimento tutti, ma con accenti diversi, parlano di green economy, di ecologia, di piste ciclabili, di città intelligente, di spazi culturali, di solidarietà, di giovani e di tempo libero. Il pericolo, però, è dato dalla retorica e dal racconto della storia di sempre: con i buoni tutti da una parte, e dall’altra, invece, tutti i cattivi.
Anche le analisi sociologiche che si fanno somigliano alla famosa coperta troppo corta, il risultato è che non se ne condivide interamente nessuna. Tutte rivelano verità inconfutabili dall’alto di analisi stratificate sulla natura del territorio e sulle estrazioni socio-economiche dei residenti. Il metodo di interpretare i fenomeni per livello di vita o per condizioni sociali è però saltato. Non è più così. Ora ci sono le relazioni complesse. Non esiste più una città di destra o una di sinistra per definizione, né un tessuto urbano borghese e popolare. Non ha più senso distinguere per orientamento politico tra il quartiere elegante e l’altro proletario. Niente! Sono esercizi intellettuali per assecondare le ragioni del proprio orientamento.
Ci sono, però, cose che dovrebbero destare allarme sociale. Il sospetto della presenza di organizzazioni dedite al controllo politico del territorio ricorda le pratiche mafiose. La Procura di Bari nel 2009 per la sanità rilevò segnali di gestione politica del territorio attraverso il sistema delle nomine e degli appalti. Verrebbe da reclamare giustizia e chiedere coerenza con ciò che si sostiene sulla legalità. Altro che scuse!
Vito Schepisi
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