Nichi Vendola potrà sbracciarsi quanto vuole, ma le elezioni in Italia si vincono al centro.
Il Governatore pugliese con il suo sogno di una notte di mezza estate, quando il caldo umido della Città del Levante rende inquieti, quell’illusione di poter diventare premier per somma d’incapacità dei suoi possibili alleati, lo dovrà presto abbandonare.
Nessuno sposerà Nichi Vendola e tanto meno lo farà l’elettorato italiano.
Questa volta le sue fabbriche, i laboratori e i cantieri resteranno chiusi. C’è stata la recessione ed anche la politica delle chiacchiere è andata in cassa integrazione.
Può agitarsi quanto vuole, ma Bersani tra la sinistra del gay pride e quella dei nuovi protagonisti che possano richiamare l’elettorato moderato, preferirà sempre questi ultimi. Figuriamoci se dopo aver sostenuto che i temi della Giustizia non sono quelli che interessano gli italiani, Bersani e il PD potranno farsi coinvolgere in discussioni su temi che interessano l’esibizionismo diverso e tutto l’orgoglio che si manifesta con lazzi, colori e performance di cattivo gusto.
E figuriamoci se agli italiani si potrà spiegare che il multiculturalismo significa aprire le frontiere a tutti e mettere in discussione cultura, tradizioni e identità nazionale, e se si potrà dir loro che le questioni dei matrimoni tra gay, ad esempio, sono tra quelle che non fanno dormire la notte.
La sinistra neo-comunista, quella rappresentata da Vendola, non perde l’abitudine di cucire i vestiti della storia sulle nuove misure dell’opportunismo. Sostenitrice una volta di Gheddafi e di tutto ciò che nel tempo ha rappresentato ostilità alla cultura e alla democrazia occidentale, questa sinistra alternativa ne è diventata ostile quando la politica del dialogo e delle aperture, nel reciproco interesse delle parti, ha saputo trovare le intese per la convivenza e la gestione geopolitica di un’area così strategica come quella del Mediterraneo. Ora è nuovamente marcia indietro compagni.
Gheddafi per Vendola poteva benissimo sterminare i suoi oppositori e la popolazione civile libica, in nome di un pacifismo che diviene molto difficile comprendere, ma che appare sempre più altro e non pacifismo quando si schiera contro la politica estera italiana che rispetta sia la risoluzione dell’ONU e sia gli accordi strategici nella Nato, intervenuta nel comando per sua iniziativa.
La politica estera di Vendola appare, però, minoritaria anche a sinistra. Con il leader di sinistra ecologia e libertà, l’Italia si troverebbe a dover cambiare la sua politica estera e le sue alleanze tradizionali, ma forse è più esatto pensare che il governatore pugliese resti legato ai vecchi schemi del calcolo e dell’opportunismo, per trarre vantaggio politico dalle difficoltà di uno Stato alle prese con i problemi energetici e coi flussi immigratori. Ci ricorda tanto la vecchia strategia del Pci.
La sinistra italiana, alla resa dei conti, nel suo complesso, e malgrado i distinguo, mostra sempre la sua immaturità democratica. Anche a Bersani che si appella all’ “oltre” , non gli è mai facile andare oltre le strumentalizzazioni contro il Governo. E’ apparsa, infatti, molto più di una sensazione quella di doverlo ritrovare sulle stesse posizioni di Vendola, se solo il Presidente Napolitano, sulla partecipazione italiana alle operazioni militari in Libia, chieste dagli alleati nell’ambito di una comune strategia militare, non avesse giocato di anticipo. Evocare l’orrore della guerra fa sempre un grande effetto: non piace a nessuno ed è gioco facile opporsi.
La disputa in atto, in sostanza, è tutta legata alle tattiche per togliersi di mezzo Berlusconi e la maggioranza. Il leader del PD sarebbe disposto a tutto, anche ad “allearsi col diavolo” per indebolire il centrodestra, e sa che una candidatura Vendola finirebbe, invece, per rafforzarlo. Bersani vorrebbe essere lui a sfidare il Cavaliere, ma nell’area PD non mancano le ipotesi di un altro “utile idiota”. Un uomo immagine che serva a tranquillizzare gli elettori e che giustifichi persino la convergenza del terzo polo. All’uopo si aprono laboratori e già sono pronte le strategie di avvicinamento per le prossime amministrative, in particolare al secondo turno. Per l’occasione a Latina è stata persino lanciata la figura del fascio-comunista.
Battere il centrodestra sarà la partita della vita per Fini e Casini, ma anche per Bersani che di “oltre” non riesce neanche a smuovere la percentuale del suo partito. La soglia del 25% è una barriera che gli è persino difficile difendere. Il problema del PD è solo uno, che poi era quello dei DS, prima, ora ereditato dal PD: è la necessità di trovarlo così idiota ma anche così utile da non pensare di diventare un team manager, come in formula uno.
Vendola si dovrà proprio rassegnare. Non è arrivato il suo turno, se mai arriverà. Anche le sue “narrazioni” troveranno, prima o poi, il loro giusto collocamento nel tritacarne delle mode. Il suo sogno di primarie e chiacchiere questa volta sarà difficile che si avveri. Il suo giro per l’Italia, il suo presenzialismo, il suo sensazionalismo, potrà sono solo far aumentare il suo peso politico.
I petardi scoppiettano, fanno fumo, ma poi si spengono. E’ sempre così e col tempo si disperde sia il fumo, che il suono. Per fortuna. Potrà correre da solo, o assieme a Di Pietro, forse avrà una buona affermazione e un ruolo in Parlamento, ma niente di più. Se vorrà, invece, far corpo unico contro Berlusconi, dovrà allearsi anche con Fini e Casini. Bersani di sicuro non lo prenderà in sposa.
Le primarie, questa volta, non potrà vincerle: le primarie nazionali, con il PD, si fanno solo quando si sa già chi le vince.
E’ inutile che anche lui Vendola aspetti Godot. Non viene!
Vito Schepisi
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