16 febbraio 2011

La Sanità in Puglia è senza speranze

Se siamo nel campo della medicina, possiamo tranquillamente affermare che dinanzi ad una prognosi preoccupante, per la quale necessiterebbe un urgente e radicale intervento chirurgico, pensare di risolvere parzialmente il problema può essere controproducente e anche pericoloso.
Ebbene è ciò che è accaduto alla sanità pugliese. Dinanzi a segnali di pericolo e dinanzi a forme di gestione in cui emergevano collegamenti e commistioni tra affari, malavita e politica, non si poteva solo cambiare qualche assessore e far dimettere il Vice Presidente della Regione. Doveva dimettersi tutta la Giunta regionale per quanto gravi le accuse (tangenti, protesi impiantate senza bisogno, ricatti sessuali, cupole criminali, controllo politico del territorio e poi ancora droga, alcove e donnine usate come benefit). Gli assessori e il Vice Presidente rimossi, rappresentavano il partito di riferimento (PD) su cui il governo regionale traeva la forza numerica per reggersi.
Tutta la classe dirigente del PD pugliese andava rimossa: dal suo segretario regionale, il sindaco di Bari Emiliano, in poi. Non si può essere responsabili politici di un partito e sentirsi in libera uscita al momento opportuno. Il PD stesso ha sbagliato a non chiedere le dimissioni dell’intera giunta, comprese quelle del Presidente ed a non azzerare la sua classe dirigente pugliese.
Alla fine Vendola è stato l’unico che ne è uscito indenne, rivoltando tutto a suo vantaggio, come chi ha avuto il coraggio di fare piazza pulita: ha avuto, infatti, l’astuzia di capovolgere a suo favore una situazione insostenibile, in cui bande di malavita politica e comune, si sono trovati a gestire la sanità e ad esercitare un controllo politico e clientelare del territorio.
Se non c’è responsabilità penale, non è detto che non ci sia responsabilità politica.
A Vendola, nella scorsa legislatura, si dovevano chiedere le dimissioni per responsabilità oggettiva di un fallimento politico nel più qualificante e delicato settore della politica amministrativa della Regione. Principalmente per la sanità, il Governatore pugliese aveva promesso di mostrare ai suoi corregionali una Puglia diversa. L’allora esponente di Rifondazione Comunista, nel 2005, aveva cavalcato l’opposizione al piano ospedaliero del Governatore uscente Fitto, partendo dalle “barricate” sulla chiusura del reparto di Ginecologia presso l’Ospedale di Terlizzi. E quest’ultimo è il comune del barese in cui è nato e risiede il fondatore e leader di Sinistra e Libertà.
Vendola nel 2005 aveva promesso di stracciare il piano sanitario di Fitto, facendo esplodere il campanilismo di molti comuni pugliesi. Il reparto di Ostetricia e Ginecologia a Terlizzi, però, non è stato più riaperto e l’attuale assessore alla sanità, Fiore, nell’ottobre del 2010 si è trovato a fronteggiare la stizza del sindaco di che si è detto “sconcertato dal tenore delle risposte dell’assessore Fiore al consiglio comunale di Terlizzi”.
La solita storia italiana, ma perseverare qualche volta deve essere una colpa.
Nella scorsa legislatura regionale sono emerse le perdite della sanità con cifre che si avvicinavano ai nove zeri. Una gestione che alla ribalta saliva non solo per le vicende già dette, ma anche per i tanti episodi di malasanità e di carenze, per i ritardi e le liste di attesa, per i reparti fatiscenti, per gli abusi, le malversazioni, gli interessi privati e per lo sconcerto degli utenti, degli anziani e dei malati.
Non sono servite le forbici sui farmaci gratuiti, né l’aumento dei ticket e neanche le maggiorazioni ai contribuenti pugliesi sui redditi e sui carburanti, riscaldamento compreso, per il 2010 le perdite della sanità pugliese si vanno ad attestare sui 600 milioni di euro, il doppio di quanto previsto inizialmente dal suo assessore. Nel 2010, per la sanità, lo Stato ha girato all’amministrazione regionale il 3% in più fondi, ma non sono bastati a ricondurla al contenimento delle perdite. La regione, inoltre, ha anche un debito accumulato e non risanato di 683 milioni.
La Puglia è monitorata dal Ministero dell’Economia, quello di Tremonti che ha già definito “cialtrone” il governatore pugliese, sebbene per un’altra vicenda (mancato utilizzo dei fondi europei per lo sviluppo). Se non sarà possibile ridurre le spese sui costi, la Puglia dovrà ridurre i servizi resi, e a farne le spese saranno i cittadini pugliesi.
Evviva la Puglia migliore!
Vito Schepisi

1 commento:

PensieroLiberale ha detto...

Eppure quell'uomo continua a godere di una popolarità immensa.
E piace a tal punto che rischia di diventare il principale candidato della sinistra.
Ma, nonostante questa grande fama, se dovesse presentare un curriculum come noi comuni mortali penso che per lui sarebbero dolori.
In questo Paese e soprattutto per i politici non contano i risultati concreti.
Conta la percezione che si ha di loro.
Se di Vendola si continuerà a parlare come di un vincente continuerà ad essere vincente anche passando da un disastro all'altro.
E di questo penso che il principale responsabile sia l'attuale centro-sinistra che non fa più politica dalla miserrima caduta di Romano Prodi.