31 agosto 2010

Gheddafi ed è subito polemica


Appena se ne presenta l’occasione in Italia è subito polemica. Ora tocca alla politica estera ed alla visita di Gheddafi in Italia. La diplomazia ha però delle regole. Non solo ciascun premier ha il dovere nel proprio paese di ricevere i leader di altri stati mettendo a loro disposizione spazi e cornici per soddisfare i loro cerimoniali, ma ciascuno uomo di stato è libero nel paese ospitante di tenere conferenze e di usare, nella parte privata della sua visita, il protocollo che vuole. L’ospite straniero è libero di esprimersi, di auspicare scelte religiose e di vita, di far riferimento a questioni interne alla propria nazione, di presentarsi in abiti tradizionali, di portarsi un seguito di uomini e donne che gli facciano da scudo umano, di assoldare anche mille hostess a far da coreografia alla propria presenza ed anche di far sfilare una mandria di cavalli berberi.
Fossero questi i problemi!
Ciò che un capo di stato o di governo non può fare in uno paese straniero è offendere il popolo che lo ospita o usare un linguaggio minaccioso o violare le leggi dello stato ospitante. E ciò che invece non può fare un governo di un paese libero e democratico è impedire che il suo ospite si mostri, che parli, che abbia insomma la libertà di manifestare le proprie idee, la propria cultura, le proprie tradizioni e le proprie scelte politiche e religiose. E’ semplicemente ridicolo pensare che il Governo italiano avesse potuto impedire al Colonnello libico di organizzare liberamente le manifestazioni private previste per la sua visita.
Gheddafi è un megalomane, è un dittatore un po’ esaltato ed anche un po’ rozzo, ma è il leader di uno Stato che si affaccia sul Mediterraneo, non molto distante dall’Italia. La diplomazia italiana non lo ha isolato quando ispirava e finanziava il terrorismo internazionale, non si capirebbe perché ora che ha moderato la sua aggressività avrebbe dovuto invece isolarlo. C’è molta ipocrisia in Italia. C’è un modo tutto italiano di strumentalizzare, ed è ridicolo che accada anche per iniziativa dei sostenitori di Fini, aggiuntisi all’indecente cagnara, quando avrebbero altro di più serio da pensare ed alcune spiegazioni imbarazzanti da dare.
Gheddafi esagera nelle sue manifestazioni ? Ma sono fatti suoi! Se si rende ridicolo è un problema suo. Se lo facesse Berlusconi in Libia gli italiani avrebbero mille ragioni per lamentarsi e prenderne le distanze, ma a noi italiani che ci importa di Gheddafi e dei suoi modi di apparire? Forse che l’invito all’Europa di islamizzarsi sortirà esiti in tal senso? Forse che le hostess invitate ad ascoltare le sue prediche sulla libertà delle donne musulmane si sottometteranno alla cultura maschilista dei paesi arabi?
L’Italia è un Paese democratico, il nostro Paese ha uno stile diverso e più sobrio, non c’è culto della personalità, esiste più responsabilità verso il popolo, c’è maggiore consapevolezza della nostra cultura, dei nostri valori ed i nostri gusti sono soprattutto meno sguaiati. Dover rispondere anche delle megalomanie degli altri è piuttosto pretestuoso e ridicolo!
Ma è anche divertente constatare quanto la nostra politica ed i media siano così privi di decenza e di tolleranza. Appare, infatti, come un desolante sintomo di carenza di sobria ironia, se invece di sorridere ci si strappa le vesti, come se l’Italia avesse perduto la sua dignità. Come se Frattini fosse andato a Beirut a passeggio sotto braccio con i miliziani di Hezbollah o avesse definito esagerata la reazione di Israele ai missili lanciati sul suo territorio dai soldati del Partito di Dio di Hassan Nasrallah. Solo che in quelle occasioni per D’Alema, allora ministro degli esteri di Prodi, tutta questa cagnara non c’è stata, pur trattandosi di incontri con gruppi terroristici e di valutazioni inopportune e faziose di episodi drammatici.
Nelle mani di Hamas, a Gaza, è prigioniero Gilat Shalit un soldato israeliano catturato nel maggio del 2006, all’età di 20 anni, in tempo di pace ed in territorio israeliano. La sua unica colpa è quella d’essere stato un soldato di leva dell’esercito israeliano. La stampa e la politica italiana avrebbe tempo e modi di mostrare la loro indignazione contro la barbarie. Una marcia? Un appello? Una raccolta di firme? Una campagna di sensibilizzazione? Niente! Niente di niente! Una banda di ipocriti! Sono solo una cricca di ipocriti, come quelli che parlano di libertà di stampa e che tacciono sulle richieste risarcitorie per pretestuose diffamazioni di alcuni magistrati alle testate minori ed indipendenti.
L’idea è che la cagnara abbia per obiettivo Berlusconi più che Gheddafi. L’idea è che sia la solita sceneggiata di chi non ha il pudore di ricordare l’assordante silenzio, sempre della stampa - se non per l’eco del caso Telecom-Rovati che animò la circostanza - che si ebbe per la spedizione dei mille al seguito di Prodi in Cina, solo che quella del novello Marco Polo in oriente non era per riunire l’Italia, come quella di Garibaldi in Sicilia, ma per chiedere l’elemosina al gigante cinese, facendosi piccoli piccoli, sebbene in mille e tra i cinesi che sono di bassa statura, senza profferire parola contro il genocidio e le dure repressioni del regime cinese nel Tibet.
Basta invece un solo pretesto, anche il più stupido ed insignificante, per accendere la miccia dell’ennesima manifestazione di antiberlusconismo. Non va giù il pragmatismo e la sostanza dell’uomo di Arcore. L’incapace ha sempre timore di chi invece si mostra capace. L’invidia si trasforma ben presto in odio e rancore. Lo si nota verso questo Governo che, pur tra mille difficoltà, mostra concretezza ed un sentire diverso rispetto al passato, quando per riparare i guasti si usava il debito pubblico per tamponarli.
Eppure con Gheddafi sono stati portati avanti accordi commerciali che interessano molte imprese italiane. Sono in cantiere lavori in Libia per alcune decine di miliardi di Euro. Ci sono accordi per la fornitura di gas per soddisfare buona parte del fabbisogno italiano e soprattutto per non renderlo dipendente solo dalle forniture russe, con le turbolenze esistenti tra la Russia ed i paesi di passaggio del gasdotto. Con la Libia è stato possibile invertire l’uso, e forse l’abuso, di far partire i barconi di immigrati clandestini diretti verso le isole minori della Sicilia. Quegli stessi barconi che avevano creato non pochi problemi alla vocazione turistica delle isole interessate, generando episodi e proteste subito strumentalizzate dai soliti campioni italiani della doppia morale, come Santoro e Gad Lerner.
Se c’è invece una morale oggettiva da trarre , è che questo nervosismo sia un sintomo di preoccupazione. Ma se sono preoccupati i servi delle caste, vorrà dire che come italiani liberi ci possono essere buoni motivi per esserlo un po’ meno.
Vito Schepisi

7 commenti:

Anonimo ha detto...

Quella di Gheddafi è stata una pagliacciata che l'Italia si poteva risparmiare.
Gheddafi che vorrebbe insegnare il rispetto delle donne?Viene da ridere.
Diciamoci la verità,al beduino
il governo italiano ha concesso il circo perchè enormi sono gli interessi con il capo del governo,di natura più privata che pubblica.Che vergogna!F.S.

vito schepisi ha detto...

Mi sembra evidente che abbia letto molto poco di ciò che ho scritto. Rilegga meglio e casomai smentisca. Gheddafi, come qualsiasi Capo di Stato, in visita ufficiale ha facoltà di indire conferenze stampa, di pronunciare discorsi e di organizzare a sue spese ricevimenti e manifestazoni private. L'unica cosa che non potrebbe fare è violare le leggi del paese ospitante.
La sua tesi (affari privati) è singolare e riportata solo da una stampa estremista ed irresponsabile.
Mi dica uno solo degli interessi privati del Capo di Governo, mentre quelli italiani parlano di 70/80 miliardi di lavori per le imprese italiane in Libia e di forniture di gas e petrolio al di sotto dei costi di mercato.
C'è una parte del Paese che se il governo fa qualcosa ha da ridire, se non fa ha lo stesso da ridire. A questo punto non so se sia schizofrenia o malafede...io propendo per quest'ultima. Ma se è così sono altri che dovrebbero vergognarsi.

dario ha detto...

caro vito,
a me quel che ha dato enormemente fastidio nella visita di gheddafi sono due cose:
1-le hostess messe a sua disposizione. E' un oltraggio alla dignità della donna, visto che quelle 100 o più puttanelle sono state selezionate in base all'aspetto fisico. Perché berlusconi e i nostri politici non hanno mandato le loro figlie ad accogliere gheddafi? Perché c'erano solo donne e nemmeno un uomo? Non credo che in un altro paese europeo ciò sarebbe stato possibile! E ricordati che con ciò che accaduto, le donne presenti si erano già sottomesse alla cultura maschilista, latina o musulmana che sia! Ma questo è il paese di mara carfagna, una che è stata candidata e nominata ministro per una sola dote: il suo corpo mozzafiato!
E mi ha dato ancor più fastidio la strumenalizzazione fatta dai finiani e della sinistra: nessun accenno alla mortificazione della donna! Sempre le solite, vuote chiacchiare! L'italia, infatti, è al centro del mediterraneo ed è suo ruolo quello di dialogare col nord africa e, perché no, stringere accordi commerciali con essi.
2-nessun accenno alla violazione dei diritti umani in libia. Ma questo era scontato, visto che partecipiamo attivamente alle torture, agli stupri e agli omicidi che nelle carceri libiche vengono commesse sui clandestini.
Perché non creare dei centri come quelli italiani ma gestiti dall'europa a fronte di soldoni di cui gheddafi va ghiotto? Ma no, chi se li fila i clandestini?! mica sono uomini? SOno sottouomini quelli! E poi come disse berlusconi, i rifugiati possono fare domanda di asilo nei loro paesi!Dove sta il problema?Immagini gli ebrei al tempo di hitler mettersi in fila davanti agli uffici nazisti? QUella fu una frase che a berlusconi non ho mai perdonato: uno degli uomini più ricchi e potenti del mondo che mente sulla pelle degli ultimi della terra. Che verme! Vidi tutta le ingiustizie della terra personificarsi nell'uomo berlusconi.
A proposito: frattini ha promosso (giustamente) una campagna per salvare dalla lapidazione quella donna iraniana. Chissà se quella stessa donna fosse stata in un carcere libico a subire stupri e poi ammazata di botte! Magari coloro che avrebbero promosso campagne sarebbero stati bollati come comunisti! Ecco, è questa la politica che mi fa schifo. perché chi non prova compassione per i clandestini che finiscono in libia, chi fa finta di niente o mente sulle loro storie, non è un uomo, ma un animale.
P.S.:il soldato israeliano rapito era nei territori occupati se non sbaglio, quindi era in territorio palstinese.

Anonimo ha detto...

Lei è poco informato,le magagne del capo di governo sono tante che sfuggono:____Per capire cosa sta succedendo è sufficiente pensare come Berlusconi… e ficcanasare un po’.

Berlusconi è un abile manipolatore mediatico e come lui pochi sono in grado di darti uno schiaffo e farti credere che avevi una zanzara sulla guancia. La tattica Berlusconi è quella di fare presa su uno scandalo per attuarne in sordina uno ancora più becero, di cui i media nazionali si guardano bene dal parlare, in linea di massima.
Ma ficcanasando un po’ viene facile capire come mai Gheddafi sia tanto benvenuto in Italia, il perché Silvio Berlusconi ci tenga tanto al trattato di amicizia Italo-Libico e il perché la visita di Gheddafi sia stata organizzata come più polemica possibile.
L’oscuro trattato bilaterale di amicizia firmato a Bengasi (Libia) nell’agosto del 2008 da Silvio Berlusconi e Muammar Gheddafi è stato fino ad ora controverso a causa del chiaro baratto di gas e petrolio con gli immigrati clandestini, che l’Italia ora restituisce alla Libia non rispettando il diritto di richiedere d’asilo. Una piccola notizia secondaria, apparsa del 2009, era passata quasi inosservata. Si tratta dell’acquisto, da parte della compagnia libica Lafitrade, del 10% di Quinta Communications. La Lafitrade, con sede olandese e controllo libico, porta alla famiglia Gheddafi attraverso la Lafico.
Quinta Communications è un’azienda produttrice e distributrice fondata nel 1990 dal finanziere franco-tunisino Tarak Ben Ammar, socio e amico intimo di Silvio Berlusconi. La principale società finanziaria del Cavaliere, Fininvest, possedeva alla fine del 2008, il 29,67% delle azioni di Quinta attraverso la sua struttura lussemburghese Trefinance. Dopo l’aumento del capitale, Berlusconi mantiene circa il 22%.
La notizia dell’accordo privato tra Berlusconi e Gheddafi è stata ripresa, sempre nel 2009, da The Guardian, che sottolinea lo “sconcertante conflitto di interessi” e “un interesse comune in affari altamente discutibile”. Durante la sua ultima visita a Tripoli, un giorno prima dei festeggiamenti per il quarantesimo anniversario della rivoluzione di Gheddafi, Berlusconi ha sondato, un po’ per scherzo, un po’ sul serio, la disponibilità del leader libico, su una possibile acquisizione del Milan con fondi controllati dal colonnello.
Tarak Ben Ammar che è stato consigliere di Mediaset e ora è consigliere di Mediobanca e di Telecom (principale azionista della televisione privata La 7), è stato uno dei grandi promotori dell’accordo tra Libia e Italia. Il 10 giugno, Ben Ammar ha partecipato alla cena di gala offerta da Berlusconi a Gheddafi durante la sua visita a Roma. Mesi prima, a febbraio, Ben Ammar aveva partecipato insieme al presidente di Mediobanca Cesare Geronzi, ad un incontro ufficiale con una delegazione libica presieduto da Berlusconi.
Secondo The Guardian, Quinta Communications e Mediaset, l’impero televisivo di Berlusconi, hanno acquisito entrambe il 25% della nuova televisione satellitare maghrebina Nessma TV. Sabato Ben Ammar ha spiegato che Nessma TV è di proprietà sua e di Berlusconi al 25% e di due soci tunisini per il restante 50%. L’entrata di Gheddafi in Quinta Communications, ha spiegato, è avvenuta solo perché “è interessato a produrre film sul mondo arabo”.

Mica un solo interesse privato.
Ora, prima di negare e di difendere l'incipriato,si informi.

Anonimo ha detto...

Lei è poco informato,le magagne del capo di governo sono tante che sfuggono:____Per capire cosa sta succedendo è sufficiente pensare come Berlusconi… e ficcanasare un po’.

Berlusconi è un abile manipolatore mediatico e come lui pochi sono in grado di darti uno schiaffo e farti credere che avevi una zanzara sulla guancia. La tattica Berlusconi è quella di fare presa su uno scandalo per attuarne in sordina uno ancora più becero, di cui i media nazionali si guardano bene dal parlare, in linea di massima.
Ma ficcanasando un po’ viene facile capire come mai Gheddafi sia tanto benvenuto in Italia, il perché Silvio Berlusconi ci tenga tanto al trattato di amicizia Italo-Libico e il perché la visita di Gheddafi sia stata organizzata come più polemica possibile.
L’oscuro trattato bilaterale di amicizia firmato a Bengasi (Libia) nell’agosto del 2008 da Silvio Berlusconi e Muammar Gheddafi è stato fino ad ora controverso a causa del chiaro baratto di gas e petrolio con gli immigrati clandestini, che l’Italia ora restituisce alla Libia non rispettando il diritto di richiedere d’asilo. Una piccola notizia secondaria, apparsa del 2009, era passata quasi inosservata. Si tratta dell’acquisto, da parte della compagnia libica Lafitrade, del 10% di Quinta Communications. La Lafitrade, con sede olandese e controllo libico, porta alla famiglia Gheddafi attraverso la Lafico.
Quinta Communications è un’azienda produttrice e distributrice fondata nel 1990 dal finanziere franco-tunisino Tarak Ben Ammar, socio e amico intimo di Silvio Berlusconi. La principale società finanziaria del Cavaliere, Fininvest, possedeva alla fine del 2008, il 29,67% delle azioni di Quinta attraverso la sua struttura lussemburghese Trefinance. Dopo l’aumento del capitale, Berlusconi mantiene circa il 22%.
La notizia dell’accordo privato tra Berlusconi e Gheddafi è stata ripresa, sempre nel 2009, da The Guardian, che sottolinea lo “sconcertante conflitto di interessi” e “un interesse comune in affari altamente discutibile”. Durante la sua ultima visita a Tripoli, un giorno prima dei festeggiamenti per il quarantesimo anniversario della rivoluzione di Gheddafi, Berlusconi ha sondato, un po’ per scherzo, un po’ sul serio, la disponibilità del leader libico, su una possibile acquisizione del Milan con fondi controllati dal colonnello.
Tarak Ben Ammar che è stato consigliere di Mediaset e ora è consigliere di Mediobanca e di Telecom (principale azionista della televisione privata La 7), è stato uno dei grandi promotori dell’accordo tra Libia e Italia. Il 10 giugno, Ben Ammar ha partecipato alla cena di gala offerta da Berlusconi a Gheddafi durante la sua visita a Roma. Mesi prima, a febbraio, Ben Ammar aveva partecipato insieme al presidente di Mediobanca Cesare Geronzi, ad un incontro ufficiale con una delegazione libica presieduto da Berlusconi.
Secondo The Guardian, Quinta Communications e Mediaset, l’impero televisivo di Berlusconi, hanno acquisito entrambe il 25% della nuova televisione satellitare maghrebina Nessma TV. Sabato Ben Ammar ha spiegato che Nessma TV è di proprietà sua e di Berlusconi al 25% e di due soci tunisini per il restante 50%. L’entrata di Gheddafi in Quinta Communications, ha spiegato, è avvenuta solo perché “è interessato a produrre film sul mondo arabo”.

Mica un solo interesse privato.
Ora, prima di negare e di difendere l'incipriato,si informi.

vito schepisi ha detto...

Ma va? Signor anonimo si dia il caso che le forniture di gas e di petrolio dalla Libia fossero già preesistenti a Berlusconi e che sul mercato paghiamo questi prodotti di meno che provenienti da altri paesi. E si dia anche il caso che oltre a fornirci fonti energetiche, indispensabili all'Italia, il nostro Paese scambia le materie prime che acquisisce con un programma di lavori e di realizzazioni in Libia delle industrie italiane per 80 miliardi di euro in 5 anni, diventando così un partner prezioso per la nostra economia e la nostra occupazione.
Certo che la dietrologia ed il furore antiberlusconiano ce la mette tutta...corre anche dietro ai fantasmi! Forse c'è anche un po' di malanimo, l'ammetta! Se si ponesse altrettanto impegno per lavorare di più e rendersi utili al Paese!

Anonimo ha detto...

Le faccende energetiche sono solo la punta di un iceberg.
Lei "ricama" su ciò che non interessa se non marginalmente.
Se io sono antiberlusconiano,legittimamente credo di poterlo essere con dignità ed orgoglio,lei invece ,legittimamente è berlusconiano doc,pertanto,fa finta di non vedere e di non sentire,la realtà la vede come Eduardo nelle vesti di Pasquale Lojacono,il quale crede, fa finta di credere o vuole crederci, nonostante tutto, in questi fantasmi?
Rendersi utili al Paese è anche saper osservare la realtà criticamente e non solo fare il tifoso del "Milan". Pertanto,credo proprio di nonaver bisogno di lezioni sterili e faziose.
Saluti!
P.S. Per fortuna io lavoro e sodo,mentre il tasso di disoccupazione in Italia è alle stelle e il governo discute di lodi,case monegasche e diavolerie che poco interessano gli italiani,almeno quelli onesti e amanti del "fu" bel Paese".
Povera Italia!