22 ottobre 2009

Chi intimidisce il giudice Mesiano?

Ottenuta la bocciatura in Europa sull’ipocrisia del pericolo per la libertà di stampa in Italia, naturalmente per colpa di Berlusconi, la sinistra ripiega su d’un altro obiettivo: le presunte intimidazioni verso il magistrato che ha inflitto una condanna da 750 milioni di euro alla Fininvest.
La condanna è stata molto discussa per tante ragioni, soprattutto per il passaggio con procedura esecutiva di una somma da capogiro dalle casse di Fininvest a quelle del suo concorrente e nemico di sempre: la Cir dell’ingegner Carlo De Benedetti.
Gli osservatori, la stampa, gli avvocati, il mondo giudiziario, tutti insieme si sono posti alcuni quesiti sulla sentenza. I dubbi e le obiezioni vertono sulle sensazioni di una sostanza giuridica che ribalta le sentenze già emesse, che investe nuove e diverse interpretazioni sulle assoluzioni avvenute, che osserva sulla presenza di responsabilità non inequivocabilmente individuate, che si sofferma sul valore giuridico di accordi intervenuti con la clausola del null’altro a pretendere. E’ emerso un grosso dubbio che appare non privo di reale e fondamentale importanza: la competenza del magistrato nel calcolare un risarcimento di tale portata, senza l’ausilio di una perizia tecnica e di una specifica professionale che faccia risalire all’esatta ragione dei conteggi. Perché la giustizia sia coerente e risponda a certezze documentate e non solo ad una convinzione di un giudice unico.
Settecentocinquantamilioni di euro non sono noccioline e sono più che sufficienti a destabilizzare l’equilibrio industriale, occupazionale e produttivo di una grande azienda come la Fininvest. Non può non preoccupare il dubbio che quanto stabilito dal giudice sia motivato da un calcolo del tutto personale e poco attinente coi fatti, dato che il valore di capitalizzazione dell’intera Mondadori è nettamente al di sotto della cifra riconosciuta al presunto danneggiato, che poi è sempre l’ingegner Carlo De Benedetti, un pregiudicato che in Italia gode di opinioni e sentimenti controversi.
Sulla sentenza, sui precedenti giudiziari, sul Lodo Mondadori, sugli accordi successivi è già stato detto tutto e c’è libertà di pensarla come si crede, anche se in campo giudiziario le sentenze sono le uniche verità che contano. Ma non per questo tutto il resto può ritenersi infondato, almeno fino al terzo grado di giudizio, ed anche oltre, se è l’elaborazione intellettuale della propria convinzione.
Esiste o no la libertà di parola e la libertà d’espressione della propria opinione?
“Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione” – art 21 della Costituzione Italiana. Certamente c’è un limite al diritto previsto dalla carta Costituzionale ed è l’oltraggio, il falso e la calunnia verso terzi.
Ma dov’è allora l’oltraggio, dove la calunnia, dove il falso? Che diritto ha il CSM della magistratura a condannare la libera convinzione dei cittadini? Dov’è l’intimidazione nel pensarla in modo diverso? La preoccupazione è invece per una deriva più marcatamente politica della Magistratura che finisce con l’essere in contrasto con la giurisdizione del diritto oggettivo dell’Ordinamento Giudiziario, previsto sempre dalla nostra Carta Costituzionale.
Una sentenza della magistratura va certamente rispettata, ma non si può pretendere che non sia discussa e criticata, nessuno è possessore del diritto d’essere l’espressione suprema ed infallibile. Non si vuole togliere niente alla sentenza ed al magistrato che l’ha emessa, ma c’è un altrettanto diritto di tutti di pensarla diversamente, d’esprimere un concetto diverso nelle forme della correttezza, del rispetto, della buona educazione e delle motivazioni. Nel caso specifico le motivazioni del dubbio esistono e sono pesanti come il peso economico di 750 milioni di Euro.
Anche il giudice Mesiano non è infallibile, come tutti, a prescindere che indossi i calzini turchesi o le mutande lilla. Ciò che non si capisce è dove siano le intimidazioni? Perché tanto zelo da parte del Consiglio Superiore della Magistratura e del suo Presidente Mancino?
C’è, invece, un’intimidazione quotidiana contro chi pensa che la democrazia in questo Paese debba essere tutelata attraverso la trasparenza e l’indipendenza dei suoi organismi istituzionali. Gli organismi di garanzia previsti dalla Costituzione non possono essere trasformati in succursali della aule parlamentari in cui, approfittando delle spinte corporative di ordinamenti trasformatisi in caste, si pensa di doversi prendere la rivincita delle sconfitte politiche.
Vito Schepisi su Il Legno Storto

3 commenti:

dario ha detto...

Vito,
no c'è dubbio che i media possano pronunciarsi su una sentenza e criticarla anche aspramente.
Ma il problema è un altro ed è il solito! I media che stanno criticando quella sentenza e che hanno parlato dei "calzini turchesi" sono del premier, sono del condannato! E anche tu le notizie che hai scritto le hai prese dai media di berlusconi che sono per forza di cosa faziosi e che oggi sono 5 contro 2! Ecco come io spiego il larghissimo consenso di berlusconi: è una lotta impari.
Mi spieghi perchè berlusconi non potrebbe governare in nessun altro paese occidentale? E bada che io parlo soprattutto di quello che POTENZIALMENTE potrebbe fare non solo di quello che già oggi fa! Le leggi servono per prevenire non per curare!
Berlusconi è un'anguilla nel sistema democratico.

Antonio Gabriele Fucilone ha detto...

Dario, certe cose le sai anche tu!
Lo sai benissimo che qui in Italia c'è un'anomalia dovuta al comportamento di certa magistratura che vuole invadere il campo della politica.
Una democrazia si fonda sull'equilibrio tra poteri.
Per colpa di certi magistrati questo equilibrio è saltato.
Cordiali saluti.

dario ha detto...

Fucilone,
in italia c'è un'anomalia che contiene in nuce tutte le altre: il premier è un magnate dei media e falsa la vita politica del paese. Se è intollerabile che certa magistratura faccia politica è ugualmente intollerabile che l'italia non abbia una legge sul conflitto di interessi come tutti i paesi occidentali.
Io dico: no alle toghe rosse, no a un premier magnate dei media. QUesta sì che sarebbe vera democrazia.