Il deputato eletto nell’Udc Cosimo Mele, coinvolto in un festino con “signore” a pagamento, e sembra anche con l’uso di droghe, ha rassegnato le dimissioni dal partito per non coinvolgere la formazione politica di Cesa e Casini nella sua squallida storia personale. “Non mi dimetto da deputato – ha però detto - anch’io sono un uomo, con le mie virtù e le mie debolezze. Noi politici siamo uomini come gli altri, anche a noi capita di sbagliare”. Uomini come gli altri ha detto: che faccia tosta!
Sarebbe però il caso, se fosse possibile, che l’intera Udc rassegnasse le dimissioni, e non solo Cosimo Mele. In quel partito c’è più di uno che è uscito di testa. Chi per un verso e chi per un altro interpretano la realtà in modo un po’strano se non addirittura in modo quasi folle. Ad iniziare da Casini e prima di lui Follini (nomina sunt conseguentia rerum) che predicavano la discontinuità e la ricostituzione della prima repubblica in cui il condizionamento, il ricatto e la mediazione la facevano da padroni. Anche l’attuale legge elettorale, lacunosa e lacerante, oltre che criticabile per aver tolto all’elettore la facoltà della scelta è un parto di questi soggetti dal pensiero un po’ labile. A conti fatti, è il caso di dirlo, è da considerare una vera fortuna che non sia stata reintrodotta anche la preferenza.
Ora ci si mette anche Cesa che, già discusso per le intercettazioni in Calabria, pretenderebbe di aumentare i compensi dei parlamentari, vittime della solitudine. Il leader dell’Udc ritiene che con il soldo che hanno i parlamentari non possano permettersi il congiungimento con la famiglia a Roma, ammesso che siano quelle le loro intenzioni. Per il segretario Udc sarebbe questa la ragione che vede costretti alcuni parlamentari a rivolgersi, come ha fatto Mele, a signore a pagamento (profumatamente pagate), magari in un elegante albergo di Via Veneto a Roma.
C’è da restare indignati, oppure pensare che non sia una cosa seria. Le idee di Cesa non solo sono inopportune, e questa non sarebbe una discontinuità perché, considerato il personaggio, non potrebbe assolutamente essere il contrario, ma anche poco serie e decisamente provocatorie. Supposto che non sia serio il comportamento ed il pensiero di un leader di partito, come chiederemmo a Fassino di dimettersi per abuso del suo ruolo ed esercizio di attività estranee alle sue responsabilità politiche, così anche a Cesa dovremmo chiedere di rassegnare le dimissioni. Non è possibile, infatti, apprendere senza indignarsi tesi così provocanti come quelle del segretario del partito cosiddetto di centro.
I tempi cambiano ed il consociativismo che un tempo consentiva di prendersi gioco degli elettori e delle loro scelte è un fatto passato. Con la “conventio ad excludendum” della prima repubblica, con cui venivano messi fuori dal gioco coloro che non cantavano nel coro e si tiravano fuori dal conformismo e dal politicamente corretto, era possibile, salvo variazioni minime, il mantenimento dello “status quo ante” a prescindere sia dal contenuto che dal metodo dell’azione politica.
La politica della prima repubblica, dopo il primo periodo post fascista, dalla fine degli anni 60 aveva i ruoli già assegnati. Maggioranza ed opposizione si confrontavano, senza farsi del male, per poi riconvergere sulle pratiche clientelari e sul gioco delle parti, in uno scenario in cui il Parlamento era luogo di ratifica di accordi già presi altrove e serviva a rappresentare la sceneggiata di una democrazia che in Italia non è mai stata compiuta.
I tempi, come si diceva, sono cambiati e sarebbe il caso di cambiare i protagonisti della politica e soprattutto sostituirne i mestieranti. Sarebbe necessario, infatti, selezionare il personale deputato ad esercitare gli strumenti della democrazia ed impedire che a rappresentare le istanze del popolo siano individui di scarso spessore: furbi, intrallazzati ed amanti della bella vita a spesa di altri. A rappresentare i cittadini vorremmo che ci andassero solo persone serie, trasparenti e preparate . Vorremmo che svolgessero la loro missione gratuitamente, senza percepire un centesimo che non sia per spese documentate e necessarie al proprio mantenimento nella sede di attività, e con il solo rimborso di viaggio ed anche in classe economica perché bisogna essere seri e parsimoniosi con i soldi della collettività.
Invece abbiamo personaggi furbi, intenti a svolgere attività diverse ed a perseguire obiettivi di arricchimento, di nepotismo e di occupazione di spazi di potere e di gestione. Alcuni, come si è visto con l’On. Cosimo Mele, anche ad attività edonistiche, sconvolgendo l’interpretazione del ruolo pubblico che invece gli elettori hanno loro assegnato.
Si ha l’impressione che alcuni perdano il senso della misura. Sono troppi i privilegi e le disponibilità economiche per un lavoro che il più delle volte non ha niente di esaltante e concreto, perché si risolve nel premere il tasto ed approvare o respingere a comando leggi e mozioni, a seconda se siano funzionali ai disegni di una strategia politica ovvero dell’altra.
Altro che aumento delle indennità! Nessun medico ha detto loro d’essere parlamentari: se vogliono farlo sia a titolo gratuito, salvaguardando solo il reddito di lavoro pregresso; altrimenti tornino a casa per ricongiungersi con la famiglia e per ritornare a prendere atto di quella che per gli altri è quella quotidiana realtà che sembra che alcuni parlamentari abbiano perso di vista.
Sarebbe però il caso, se fosse possibile, che l’intera Udc rassegnasse le dimissioni, e non solo Cosimo Mele. In quel partito c’è più di uno che è uscito di testa. Chi per un verso e chi per un altro interpretano la realtà in modo un po’strano se non addirittura in modo quasi folle. Ad iniziare da Casini e prima di lui Follini (nomina sunt conseguentia rerum) che predicavano la discontinuità e la ricostituzione della prima repubblica in cui il condizionamento, il ricatto e la mediazione la facevano da padroni. Anche l’attuale legge elettorale, lacunosa e lacerante, oltre che criticabile per aver tolto all’elettore la facoltà della scelta è un parto di questi soggetti dal pensiero un po’ labile. A conti fatti, è il caso di dirlo, è da considerare una vera fortuna che non sia stata reintrodotta anche la preferenza.
Ora ci si mette anche Cesa che, già discusso per le intercettazioni in Calabria, pretenderebbe di aumentare i compensi dei parlamentari, vittime della solitudine. Il leader dell’Udc ritiene che con il soldo che hanno i parlamentari non possano permettersi il congiungimento con la famiglia a Roma, ammesso che siano quelle le loro intenzioni. Per il segretario Udc sarebbe questa la ragione che vede costretti alcuni parlamentari a rivolgersi, come ha fatto Mele, a signore a pagamento (profumatamente pagate), magari in un elegante albergo di Via Veneto a Roma.
C’è da restare indignati, oppure pensare che non sia una cosa seria. Le idee di Cesa non solo sono inopportune, e questa non sarebbe una discontinuità perché, considerato il personaggio, non potrebbe assolutamente essere il contrario, ma anche poco serie e decisamente provocatorie. Supposto che non sia serio il comportamento ed il pensiero di un leader di partito, come chiederemmo a Fassino di dimettersi per abuso del suo ruolo ed esercizio di attività estranee alle sue responsabilità politiche, così anche a Cesa dovremmo chiedere di rassegnare le dimissioni. Non è possibile, infatti, apprendere senza indignarsi tesi così provocanti come quelle del segretario del partito cosiddetto di centro.
I tempi cambiano ed il consociativismo che un tempo consentiva di prendersi gioco degli elettori e delle loro scelte è un fatto passato. Con la “conventio ad excludendum” della prima repubblica, con cui venivano messi fuori dal gioco coloro che non cantavano nel coro e si tiravano fuori dal conformismo e dal politicamente corretto, era possibile, salvo variazioni minime, il mantenimento dello “status quo ante” a prescindere sia dal contenuto che dal metodo dell’azione politica.
La politica della prima repubblica, dopo il primo periodo post fascista, dalla fine degli anni 60 aveva i ruoli già assegnati. Maggioranza ed opposizione si confrontavano, senza farsi del male, per poi riconvergere sulle pratiche clientelari e sul gioco delle parti, in uno scenario in cui il Parlamento era luogo di ratifica di accordi già presi altrove e serviva a rappresentare la sceneggiata di una democrazia che in Italia non è mai stata compiuta.
I tempi, come si diceva, sono cambiati e sarebbe il caso di cambiare i protagonisti della politica e soprattutto sostituirne i mestieranti. Sarebbe necessario, infatti, selezionare il personale deputato ad esercitare gli strumenti della democrazia ed impedire che a rappresentare le istanze del popolo siano individui di scarso spessore: furbi, intrallazzati ed amanti della bella vita a spesa di altri. A rappresentare i cittadini vorremmo che ci andassero solo persone serie, trasparenti e preparate . Vorremmo che svolgessero la loro missione gratuitamente, senza percepire un centesimo che non sia per spese documentate e necessarie al proprio mantenimento nella sede di attività, e con il solo rimborso di viaggio ed anche in classe economica perché bisogna essere seri e parsimoniosi con i soldi della collettività.
Invece abbiamo personaggi furbi, intenti a svolgere attività diverse ed a perseguire obiettivi di arricchimento, di nepotismo e di occupazione di spazi di potere e di gestione. Alcuni, come si è visto con l’On. Cosimo Mele, anche ad attività edonistiche, sconvolgendo l’interpretazione del ruolo pubblico che invece gli elettori hanno loro assegnato.
Si ha l’impressione che alcuni perdano il senso della misura. Sono troppi i privilegi e le disponibilità economiche per un lavoro che il più delle volte non ha niente di esaltante e concreto, perché si risolve nel premere il tasto ed approvare o respingere a comando leggi e mozioni, a seconda se siano funzionali ai disegni di una strategia politica ovvero dell’altra.
Altro che aumento delle indennità! Nessun medico ha detto loro d’essere parlamentari: se vogliono farlo sia a titolo gratuito, salvaguardando solo il reddito di lavoro pregresso; altrimenti tornino a casa per ricongiungersi con la famiglia e per ritornare a prendere atto di quella che per gli altri è quella quotidiana realtà che sembra che alcuni parlamentari abbiano perso di vista.
Vito Schepisi
1 commento:
Stavolta sono completamente d'accordo con lei.
Questo è uno dei suoi migliori post ,non perchè riguarda l'udc,soprattutto per la parte finale,le sue considerazioni sul ruolo del politico e come dovrebbe essere il suo "trattamento",credo che queste considerazioni possono essere condivise dalla maggioranza degli italiani,senza distinzione e barriere ideologoiche.Il problema è che,purtroppo,forse rimarranno solo, appunto, delle considerazioni.
Come fare per far capire alla classe politica,tutta che ormai non se ne può più? Avessimo almeno lo strumento referendario propositivo,invece è solo abrogativo.
Riguardo alla sua richiesta di dimissioni da parte di Cesa ho apprezzato e concordo,non può un segretario uscirsene con affermazioni simili ,salvo poi ritrattare dicendo di essere stato frainteso,prendendoci in giro ancora di più.Riguardo le dimissioni di D'Alema,Fassino,La Torre se ,eventualmente si dovesse dimostrare che sono colpevoli,che domande mi fà? Certamente che le chiederei anch'io a gran voce,ma questo vale anche per Cico e Grillo.Vede ,uno può avere delle idee,delle simpatie ,una visione della società,ma difronte a comportamenti disonesti,marci,difronte a malaffare e ad intrallazzi vari,secondo me,non c'è ideologia che tenga.Chi sbaglia,volutamente, perchè sa di commettere illeciti o furberie varie,deve pagare ed essere allontanato dalla politica e dalle istituzioni. Questo vale per tutti,destra,sinistra,centro,lobby di potere,personaggi importanti e non,forse dovrebbe valere anche per i magistrati, nessuno dovrebbe essere diciamo un "mammasantissima" Purtroppo la realtà a volte è ben diversa, questi personaggi,tutti,trovano sempre il modo per insabbiare,per scaricare,per salvarsi la "casta".Buona giornata
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