29 ottobre 2009

Omofobia, xenofobia: scelte o patologie?


Le fobie sono stati dell’uomo che rivengono da particolari situazioni di natura psicologica. Di solito indicano la difficoltà di poter convivere in contesti particolari per la presenza di animali, oggetti e persone. E’ una vera patologia della psiche in cui l’oggetto stesso della fobia diventa solo il motivo scatenante della difficoltà che si manifesta. E’ordinariamente un più articolato e complesso insieme di timori che sfocia in manifestazioni di panico e di angoscia. Le origini sono diverse, ma per buona parte rivengono dalla formazione, dall’ambiente, da traumi o dal desiderio inconscio di rimuovere alcuni pensieri o alcuni impulsi che si ritengono inaccettabili. E’ una vera intolleranza che non è controllata dalla volontà, ma da un naturale fenomeno intimo, a volte invincibile e non orientabile, sebbene quasi sempre innocuo. Non c’è una vera cura per le fobie se non con le terapie di analisi, ovvero con la somministrazione di psicofarmaci, laddove i fenomeni presentino pericoli di eccessi e di violenza. In questi casi, però, si parla più propriamente di fenomeni di follia.
Quanto sopra, non è un tentativo di trattare un argomento medico, tra l’altro già diffusamente discusso in campo scientifico, ma di capire di cosa si parla quando nel dibattito politico sentiamo discussioni su questioni che si avvolgono su termini come “omofobia” e “xenofobia”.
La cosa più stupida che si possa pensare è di fare una legge contro una fobia. Sarebbe come dire facciamo una legge contro una malattia. E perché no contro il tumore? Perché non superiamo i rischi d’infarto con una bella legge che lo proibisca? Una legge contro la stupidità, però non sarebbe una cattiva idea!
Se si parla di “omofobia”, dunque, si intende una manifestazione di intolleranza verso le pratiche sessuali definite propriamente o impropriamente, contro natura. E’ omofobo chi non approva, mostra contrarietà ed avverte fastidio alla presenza di situazioni di sessualità “diversa”. Tutto questo è molto differente dalle manifestazioni di violenza e di aggressione verso chi pratica sesso diverso fuori dalla coppia uomo-donna. La violenza infatti è un’applicazione di un costume di vita maturato in un ambito di disagio ambientale, di noia o di pressioni ideologiche, spesso in un contesto in cui l’esito violento diventa la risultante di una cultura indotta e finalizzata. La motivazione omofobica è spesso solo un pretesto.
L’avversione verso l’omosessualità a volte invece è intima, epidermica, nella forma dell’aver fastidio per il contatto, per la presenza, per il contesto. Ma allora è possibile una legge contro l’omofobia? E’ possibile proibire per legge l’avversione intima all’omosessualità? Anche in questo caso spesso prevale l’ipocrisia tipica di chi fa di una manifestazione di consenso un metodo di strumentalizzazione. Di chi ci fa, più di chi ci è, come Franceschini che alle primarie ha candidato a suo vice un uomo di colore perché era nero.
Se si parla invece di “xenofobia” si intende una serie di timori che sono evocati da preoccupazioni causate da più ragioni. I più diffusi sono i timori per le diverse civiltà, per le diverse religioni, per i diversi costumi, ma anche il timore di doversi trovare a soccombere rispetto alle proprie scelte di vita, alle proprie tradizioni, ai propri riferimenti culturali, ai propri simboli. Il timore, insomma di doversi trovare a modificare i propri comportamenti di vita per uniformarli a quelli di coloro che avvertiamo diversi da noi. Il timore estremo di doversi sentire estranei nel proprio Paese. Come se un ospite entrasse in casa nostra ed incominciasse a pretendere di voler regolare un diverso sistema di vita della casa.
La xenofobia ed il razzismo sono due cose distinte, ma il razzismo è spesso una conseguenza diretta della xenofobia. Diventa la condizione dell’animo con la quale si manifesta la propria ostilità verso un modello di cultura. E’ un odio che nasce direttamente da situazioni di intolleranza, ovvero da particolari modelli formativi. Il razzismo è quasi sempre la conseguenza di un fenomeno maturato in un contesto educativo in cui sono venuti a mancare i valori di riferimento su cui basare il proprio senso di appartenenza.
Ma si può proibire per legge la xenofobia? Si può cancellare la preoccupazione che emerge dalla consapevolezza di una politica che invoca una società multietnica e multiculturale come se fosse una evoluzione ineluttabile del mondo? Ma devono essere necessariamente definiti xenofobi coloro che invece parlano di integrazione su valori di riferimento nazionale e che guardano con preoccupazione ai dati forniti sulla presenza straniera in Italia? Come se il record raggiunto fosse un traguardo di civiltà nazionale!
Vito Schepisi

2 commenti:

dario ha detto...

Le leggi debbono disciplinare i fatti non l'intimità. E una legge contro l'omofobia e la xenofobia avrebbe ad oggetto esclusivcamente i primi.
Quanto alla società multietnica e multiculturale credo che sia una destino davvero ineluttabile. Ci sono miglaia di stranieri nel nostro paese, migliaia ne arriveranno e migliaia saranno i loro figli che un domani saranno italiani a pieno titolo. COme si può evitare ciò? Facciamo finta che non esistono? Facciamo come chi non vuole le moschee nella convinzione che non costruendosi luogghi di culto islamici non ci saranno islamici? Mi viene da ridere...La sfida che attende la nostra politica è ardua: far sì che i figli degli immigrati siano un domani veri italiani. E per veri italiani non intendo cittadini bianchi e cristiani, ma cittadini che condividano i valori di base che promanano dalla nostra Costituzione. I tempi sono cambiati, è ora che ve ne rendiate conto. La parola d'ordine? INTEGRAZIONE. Solo questa....

dario ha detto...

Anche chi entra in una moschea è un vero italiano se condivide i valori della democrazia, della laicità e del rispetto per le altre religioni.