Una risposta politica bisogna pur darla. L’Italia non può porsi alla stregua di un paese del terzo mondo dove la politica è condizionata da congiure di gruppi di potere che sovvertono con campagne diffamatorie la reputazione degli uomini e le scelte politiche del Paese. Di certo non sembra possibile che si possa parlare di democrazia e di libero scambio di opinioni, e né di libertà di informazione, laddove non ci siano regole deontologiche di correttezza e di rispetto della privacy delle persone.
Non è pensabile che sia opportuno continuare con metodi invasivi e trappole, con manipolazioni e strumentalizzazioni della vita privata, quantunque di un personaggio pubblico come il Presidente del Consiglio.
Questa è la mortificazione del confronto delle idee e dei progetti che sono il pane ed il companatico della libertà politica. Questa è la giungla! Così si va verso la barbarie, questa è inciviltà, è invadenza. Così si incentivano l’odio e l’intolleranza, così si perpetra un delitto contro la democrazia e la sovranità degli elettori che, circondati da dubbi ed incertezze, finiscono per allontanarsi sempre più dalla partecipazione alla vita politica. Nessuno, se pone la pubblica opinione dinanzi all’espressione di un giudizio sommario, sicuro indice d’inciviltà, può essere fiero della sua azione. Nessuno può esserlo nello spingere gli elettori italiani verso l’astensione dal voto, inculcando loro perplessità e timori, attraverso puntuali e ripetute campagne di diffamazione personale.
Non si possono mortificare le scelte degli elettori con congiure di potentati e con l’intervento mediatico – giudiziario delle caste.
Le scosse che si sviluppano con l’obiettivo d’indebolire l’esecutivo e sventare l’avvio delle riforme sono movimenti tellurici contro il Paese. C’è un’ invadenza dei poteri forti nel confronto politico. Questi poteri, non tanto occulti, sono preoccupati del possibile ridimensionamento dell’esercizio della loro influenza economico-finanziaria e politica. Sono gli stessi poteri che da sempre stritolano il Paese impoverendolo nel suo sviluppo democratico e costringendolo all’immobilismo. E’ l’Italia conservatrice della finanza e dell’editoria alleata ora all’opposizione, ora al governo, che si allea ed utilizza la magistratura per avvisare, frenare, impedire, ammonire ed infine deviare la forza di un sentimento di cambiamento avvertito dagli italiani che lavorano e si impegnano. C’è una casta reazionaria che si oppone in ogni modo ad ogni tentativo di ridimensionamento di quel parallelo regime ufficioso che controlla e manipola la politica, la finanza e l’economia. Uomini e gruppi che esercitano da anni, con metodi vendicativi e violenti, attraverso governi e uomini amici, il diritto di veto ed il controllo politico dell’intero Paese.
Un grande vecchio che alternativamente fa leva ora sul bigottismo e sui giudizi etici, ovvero sulla rivoluzione dei valori in altro momento, per costringere l’Italia in una stretta conservatrice che garantisca la secolarizzazione del potere delle caste e/o del proprio pregiudizio politico. Spesso anche una vanità da soddisfare a spese del Paese che viene così saccheggiato due volte: una volta per interessi economici di pochi e l’altra per mancanza di sviluppo e di civiltà democratica.
Una prima risposta politica dovrà esserci proprio col dar corso all’avvio di quelle riforme rivolte a riportare in equilibrio le funzioni dello Stato. I poteri esercitati risultano troppo invadenti e gli interventi della funzione giurisdizionale, ad esempio, da esser legittimi per un paese democratico, finiscono per essere orientati, invece, al condizionamento della politica ed al pregiudizio ideologico.
In democrazia è l’espressione del popolo ad esser preminente sui poteri esercitati da altre funzioni. Questo è sacrosanto soprattutto quando queste funzioni sono esercitate senza effettivo controllo, se non quello delle stesse corporazioni di gestione degli stessi organismi - ed è evidente il conflitto - e senza alcuna legittimità popolare, ma solo per facoltà di un concorso sulla cui trasparenza nessuno sarebbe disposto a giurarci.
Le deviazioni e l’invadenza in ruoli impropri sviliscono la portata dalla sovranità popolare, unica e legittima garanzia invece della supremazia democratica, in quanto espressione di scelta diretta dei cittadini. Nessuna funzione dello Stato dovrebbe invece aver modo di esercitare poteri in modo eccessivo rispetto ai valori indifferibili della democrazia quali la partecipazione e la condivisione del popolo.
Non è pensabile che sia opportuno continuare con metodi invasivi e trappole, con manipolazioni e strumentalizzazioni della vita privata, quantunque di un personaggio pubblico come il Presidente del Consiglio.
Questa è la mortificazione del confronto delle idee e dei progetti che sono il pane ed il companatico della libertà politica. Questa è la giungla! Così si va verso la barbarie, questa è inciviltà, è invadenza. Così si incentivano l’odio e l’intolleranza, così si perpetra un delitto contro la democrazia e la sovranità degli elettori che, circondati da dubbi ed incertezze, finiscono per allontanarsi sempre più dalla partecipazione alla vita politica. Nessuno, se pone la pubblica opinione dinanzi all’espressione di un giudizio sommario, sicuro indice d’inciviltà, può essere fiero della sua azione. Nessuno può esserlo nello spingere gli elettori italiani verso l’astensione dal voto, inculcando loro perplessità e timori, attraverso puntuali e ripetute campagne di diffamazione personale.
Non si possono mortificare le scelte degli elettori con congiure di potentati e con l’intervento mediatico – giudiziario delle caste.
Le scosse che si sviluppano con l’obiettivo d’indebolire l’esecutivo e sventare l’avvio delle riforme sono movimenti tellurici contro il Paese. C’è un’ invadenza dei poteri forti nel confronto politico. Questi poteri, non tanto occulti, sono preoccupati del possibile ridimensionamento dell’esercizio della loro influenza economico-finanziaria e politica. Sono gli stessi poteri che da sempre stritolano il Paese impoverendolo nel suo sviluppo democratico e costringendolo all’immobilismo. E’ l’Italia conservatrice della finanza e dell’editoria alleata ora all’opposizione, ora al governo, che si allea ed utilizza la magistratura per avvisare, frenare, impedire, ammonire ed infine deviare la forza di un sentimento di cambiamento avvertito dagli italiani che lavorano e si impegnano. C’è una casta reazionaria che si oppone in ogni modo ad ogni tentativo di ridimensionamento di quel parallelo regime ufficioso che controlla e manipola la politica, la finanza e l’economia. Uomini e gruppi che esercitano da anni, con metodi vendicativi e violenti, attraverso governi e uomini amici, il diritto di veto ed il controllo politico dell’intero Paese.
Un grande vecchio che alternativamente fa leva ora sul bigottismo e sui giudizi etici, ovvero sulla rivoluzione dei valori in altro momento, per costringere l’Italia in una stretta conservatrice che garantisca la secolarizzazione del potere delle caste e/o del proprio pregiudizio politico. Spesso anche una vanità da soddisfare a spese del Paese che viene così saccheggiato due volte: una volta per interessi economici di pochi e l’altra per mancanza di sviluppo e di civiltà democratica.
Una prima risposta politica dovrà esserci proprio col dar corso all’avvio di quelle riforme rivolte a riportare in equilibrio le funzioni dello Stato. I poteri esercitati risultano troppo invadenti e gli interventi della funzione giurisdizionale, ad esempio, da esser legittimi per un paese democratico, finiscono per essere orientati, invece, al condizionamento della politica ed al pregiudizio ideologico.
In democrazia è l’espressione del popolo ad esser preminente sui poteri esercitati da altre funzioni. Questo è sacrosanto soprattutto quando queste funzioni sono esercitate senza effettivo controllo, se non quello delle stesse corporazioni di gestione degli stessi organismi - ed è evidente il conflitto - e senza alcuna legittimità popolare, ma solo per facoltà di un concorso sulla cui trasparenza nessuno sarebbe disposto a giurarci.
Le deviazioni e l’invadenza in ruoli impropri sviliscono la portata dalla sovranità popolare, unica e legittima garanzia invece della supremazia democratica, in quanto espressione di scelta diretta dei cittadini. Nessuna funzione dello Stato dovrebbe invece aver modo di esercitare poteri in modo eccessivo rispetto ai valori indifferibili della democrazia quali la partecipazione e la condivisione del popolo.
Vito Schepisi
3 commenti:
Caro vito,
io a questo punto non so davvero cosa pensare. Tu ti ostini (consciamente o inconsciamente) a confondere giudizio politico e giudizio penale.
Ti rivolgo qualche punto:
1-parli di utilizzazione della magistratura: ma che dovevano fare io giudici di fronte alle parole della daddario? Emanare una sentenza già in principio senza avviare delle indagini? E' questo un privilegio del quale solo berlusconi deve beneficiare? Ti ripeto: perchè i pm non avrebbero dovuto avviare delle indagini?
2-Riguardo al giudizio politico: cosa ci faceva una puttana (cd escort) nelle liste della destra? Cosa ci faceva a casa del presidente del consiglio? COmplotto o non complotto quella puttana era entrata a casa di berlusconi, e tutti sapevano che mestiere facesse. Tra l'altro quell'altro imprenditore è sotto inchiesta (a differenza di berlsuconi) e non ha smentito la presenza di puttane nelle residenze del premier. Ora io mi chiedo: sarà così cretino questo che per mettere in cattiva luce berlsuconi non smentisce fatti che aggravano la sua posizione?
3-Il punto precedente conferma che tu fai continuamente confusione tra il piano politico e quello penale, senza contare che berlusconi non è sotto processo! E' POLITICAMEMTNE GRAVE O NO CHE UNA PUTTANA SIA STATA CANDIDATA E CHE ABBIA FREQUENTATO LE RESIDENZE DEL PREMIER??? Su questo voglio una risposta (anche se ho poche speranze: se giustifichi le frequentazioni coi mafiosi figuriamoci se è grave farsela con le mignotte....)
4-perchè all'estero se delle puttane frequentano le residenze del premier (peggio vengono CANDIDATE NELLE SUE LISTE!!!) provoca un pandemonio? Non mi dirai che sono tutti fessi e solo noi italiani siamo i diritti!?
5-citi i poteri forti, e quasi mi fai sorridere...vuoi vedere che l'uomo più potente della nazione non vi fa parte?
6-sei un militante sfegatato, è questa la verità. E come tutti i militanti, tra più interpretazioni della realtà scegli sempre quella consona al tuo partito e alle tue idee. E' la malattia dei militanti, non c'è nulla da fare. Io, che non milito per nessuno, mi faccio mille domande e anche sui fatti che coinvolgono berlusconi me ne faccio sempre, non sono mai prevenuto. Voi militanti invece...mai! Sia che siate del pdl, del pd, dell'idv o altro....Piove? La colpa è sempre dell'avversario. Avete la mente offuscata, questa è la realtà.
Saluti.
Che c'è di male a frequentare mignotte? Naturalmente nulla perchè...non c'è nulla di male a frequentare mafiosi.
Le assurde conclusioni cui conduce la militanza acritica e sfegatata.
Fossero tutti come voi (del pd e del pdl)...in italia avremmo riina e cicciolina come premier e ministro della giustizia.
Diceva Kant: il cielo stellato sopra di me, la legge morale dentro di me!
Abbiamo un governo di mafiosi, mignottari,truffaldini.
Abbiamo di che stare allegri!
Che Italia, ragazzi!
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