Se c’è una cosa di cui gli italiani non sentono assolutamente il bisogno questa è la creazione di un nuovo partito. Se nell’Italia repubblicana, per ogni nuovo partito fondato, fosse stata invece realizzata un’opera pubblica non staremmo ancora oggi a denunciare le carenze infrastrutturali, la precarietà degli edifici, la mancanza di strade, scuole, ospedali, linee ferroviarie, porti, aeroporti, verde pubblico, carceri e case popolari. I costi dei partiti sono enormi. Tutti sanno o sospettano che questi costi vadano sempre a carico dei contribuenti, anche di quelli a cui viene l’orticaria solo a sentir parlare di un nuovo partito.
In questo scorcio d’estate in cui il Mezzogiorno, per mostrare le sue straordinarie bellezze, si illumina con il cielo più terso ed il sole più limpido d’Italia, le voci insistenti della formazione di un Partito del Sud, tolgono la tranquillità ed il sonno, più dello scirocco che, di sera, soffia dall’Africa.
Chi è meridionale conosce quali siano davvero le politiche per il Sud. Sa molto bene che la soluzione non è nei soldi, alimento spesso di mafie e clientele. La sicurezza, le strutture adeguate, i trasporti veloci ed i servizi efficienti sono invece i bisogni primari. I diritti e la legalità devono subentrare alla gestione arrogante e clientelare del territorio.
Chi è meridionale rifletta sui soldi spesi per anni a Napoli per l’emergenza “monnezza”, o a Bari con l’affare “sanità” ed avverta il bisogno della fiducia nelle funzioni dello Stato, perché siano sempre al servizio della legalità, perché sappiano erogare giustizia con rapidità, senza sollevare polveroni che finiscono col celare le responsabilità, intorpidire le acque o favorire una parte politica.
La gente del sud chieda Giustizia!
Non servono alla trasparenza le gesta erotico-sputtananti di compiacenti “signorine” se finiscono per coprire, con le pruderie di una cultura provinciale, la questione morale del centro-sinistra pugliese. Il Meridione ha bisogno di liberare le sue energie dalle catene dei soprusi e dalle acque melmose di interessi, vendette e ripicche. Il Mezzogiorno deve affrancarsi dalle furbizie della burocrazia, della politica e del malaffare.
Il Sud deve liberarsi dall’usura, dal pizzo e dall’abuso.
Bisogna essere chiari, anche a costo di sembrare sbrigativi e rozzi. Il Partito del Sud nasce, se nasce, per chieder danaro. Attorno all’idea si sono subito formate cordate, più o meno palesi, tra chi fiuta l’opportunità e chi mira al riciclaggio. Nell’un caso e nell’altro, sarà sempre una raccolta differenziata. E’ bene che si sappia, però, che la politica non è solo spesa e gestione, ma soluzioni.
La lotta tra poveri, ed il braccio di ferro per contare di più, è stato il risultato di oltre 60 anni di politiche con la questione della “centralità del mezzogiorno” in piedi. Questa “centralità” è stata tra gli obiettivi primari di quasi tutti i 66 governi italiani del dopoguerra . La Questione meridionale ha saturato la letteratura politica, sociale ed economica, come sosteneva Leonardo Sciascia: “Sappiamo bene che c'era già una "Questione meridionale: ma sarebbe rimasta come una vaga leggenda nera dello Stato italiano, senza l'apporto degli scrittori meridionali”.
Niente è cambiato, però, da quel “c’era già”: perché non è cambiato il modo di affrontarla la "Questione".
Basterebbe riportare la contabilità dei costi di questa politica per il mezzogiorno e dimostrare che con la spesa sostenuta sarebbe stata assicurata una vita agiata a tante generazioni di meridionali. La classe dirigente doveva solo astenersi dal fare qualsiasi cosa, per non combinare ulteriori guai, come è accaduto all’Ospedale di Agrigento, posto sotto sequestro dall’autorità giudiziaria, con le strutture portanti di calcestruzzo realizzate con la sabbia.
Lombardo e Miccichè, anziché al Partito del Sud, pensino ora ai 1400 degenti che non si sa dove potranno essere diversamente dislocati!
Vito Schepisi
In questo scorcio d’estate in cui il Mezzogiorno, per mostrare le sue straordinarie bellezze, si illumina con il cielo più terso ed il sole più limpido d’Italia, le voci insistenti della formazione di un Partito del Sud, tolgono la tranquillità ed il sonno, più dello scirocco che, di sera, soffia dall’Africa.
Chi è meridionale conosce quali siano davvero le politiche per il Sud. Sa molto bene che la soluzione non è nei soldi, alimento spesso di mafie e clientele. La sicurezza, le strutture adeguate, i trasporti veloci ed i servizi efficienti sono invece i bisogni primari. I diritti e la legalità devono subentrare alla gestione arrogante e clientelare del territorio.
Chi è meridionale rifletta sui soldi spesi per anni a Napoli per l’emergenza “monnezza”, o a Bari con l’affare “sanità” ed avverta il bisogno della fiducia nelle funzioni dello Stato, perché siano sempre al servizio della legalità, perché sappiano erogare giustizia con rapidità, senza sollevare polveroni che finiscono col celare le responsabilità, intorpidire le acque o favorire una parte politica.
La gente del sud chieda Giustizia!
Non servono alla trasparenza le gesta erotico-sputtananti di compiacenti “signorine” se finiscono per coprire, con le pruderie di una cultura provinciale, la questione morale del centro-sinistra pugliese. Il Meridione ha bisogno di liberare le sue energie dalle catene dei soprusi e dalle acque melmose di interessi, vendette e ripicche. Il Mezzogiorno deve affrancarsi dalle furbizie della burocrazia, della politica e del malaffare.
Il Sud deve liberarsi dall’usura, dal pizzo e dall’abuso.
Bisogna essere chiari, anche a costo di sembrare sbrigativi e rozzi. Il Partito del Sud nasce, se nasce, per chieder danaro. Attorno all’idea si sono subito formate cordate, più o meno palesi, tra chi fiuta l’opportunità e chi mira al riciclaggio. Nell’un caso e nell’altro, sarà sempre una raccolta differenziata. E’ bene che si sappia, però, che la politica non è solo spesa e gestione, ma soluzioni.
La lotta tra poveri, ed il braccio di ferro per contare di più, è stato il risultato di oltre 60 anni di politiche con la questione della “centralità del mezzogiorno” in piedi. Questa “centralità” è stata tra gli obiettivi primari di quasi tutti i 66 governi italiani del dopoguerra . La Questione meridionale ha saturato la letteratura politica, sociale ed economica, come sosteneva Leonardo Sciascia: “Sappiamo bene che c'era già una "Questione meridionale: ma sarebbe rimasta come una vaga leggenda nera dello Stato italiano, senza l'apporto degli scrittori meridionali”.
Niente è cambiato, però, da quel “c’era già”: perché non è cambiato il modo di affrontarla la "Questione".
Basterebbe riportare la contabilità dei costi di questa politica per il mezzogiorno e dimostrare che con la spesa sostenuta sarebbe stata assicurata una vita agiata a tante generazioni di meridionali. La classe dirigente doveva solo astenersi dal fare qualsiasi cosa, per non combinare ulteriori guai, come è accaduto all’Ospedale di Agrigento, posto sotto sequestro dall’autorità giudiziaria, con le strutture portanti di calcestruzzo realizzate con la sabbia.
Lombardo e Miccichè, anziché al Partito del Sud, pensino ora ai 1400 degenti che non si sa dove potranno essere diversamente dislocati!
Vito Schepisi