Troppi
entusiasmi, troppi equivoci, troppa confusione. Il referendum di domenica in
Grecia è stato un inutile passaggio. Ci ha rilasciato un responso scontato. Non
ha risolto niente. E’ servito solo a Tsipras e al suo funambolico ex ministro
dell’Economia Varoufakis per dribblare l’ostacolo della scelta. Una furbizia,
insomma.
Nessuno,
neanche a referendum passato, ci ha saputo dire contro cosa o per che cosa si
votava. Le cose sono rimaste esattamente come prima, con in più qualche
miliardo di Euro sprecato in perdite di capitalizzazione dei mercati azionari,
con qualche miliardo ancora di Euro persi per l’aumento dei costi degli
interessi sui debiti sovrani (della Grecia compresi).
Dicono che
Tsipras (la sinistra) abbia vinto perché si è schierato per il “NO” (61% dei
voti).
La stessa
cosa, però, ha fatto l’estrema destra di Alba Dorata.
Ma ha vinto
cosa? Ma per cosa si votata? Non lo sappiamo in Italia, e ci può anche stare,
ma non lo sapevano neanche gli elettori e non lo rivelavano gli organi
d’informazione della Grecia. Si sapeva che il premier greco si era schierato
per il “NO” e che dalla sua parte stavano tutti i movimenti della sinistra e
della destra alternativa in Grecia ed in Europa (Grillo, Salvini e Meloni
compresi), mentre per il SI era schierata la Merkel e un po’ tutti i governi ed
i partiti di maggioranza d’Europa (Renzi e PD compresi).
Al “NO” o al
“SI” non era collegata, però, nessuna precisa scelta. Non c’era la bocciatura o l’approvazione di una precisa
proposta.
In soldoni, il quesito referendario greco poneva agli elettori la seguente domanda: siete d’accordo a pagare i debiti del vostro paese?
In soldoni, il quesito referendario greco poneva agli elettori la seguente domanda: siete d’accordo a pagare i debiti del vostro paese?
La risposta
è sembrata persino scontata. I greci, infatti, in gran quantità hanno risposto
di no.
Questa
vicenda nel suo insieme, però, deve far riflettere. Questa Europa è rimasta
senza idee. Un progetto di unione che ha perso per strada la coscienza d’esser
stato pensato e voluto per i popoli liberi europei. L’Europa che passa
dall’unione dei popoli a quella burocratica delle banche e dei “club” riservati
ha clamorosamente fallito il suo scopo.
La Comunità Europea non fa naufragio solo nel Mediterraneo, facendo prevalere gli egoismi e le furbizie di quanti, elargendo qualche elemosina, si lavano le mani dai problemi dell’accoglienza e della solidarietà. Sta naufragando nel suo significato politico. Si è disperso il sogno di quanti pensavano al coronamento di una storia di sofferenze e di sacrifici per quei popoli che avevano lottato per la libertà, per l’indipendenza e per la democrazia.
La Comunità Europea non fa naufragio solo nel Mediterraneo, facendo prevalere gli egoismi e le furbizie di quanti, elargendo qualche elemosina, si lavano le mani dai problemi dell’accoglienza e della solidarietà. Sta naufragando nel suo significato politico. Si è disperso il sogno di quanti pensavano al coronamento di una storia di sofferenze e di sacrifici per quei popoli che avevano lottato per la libertà, per l’indipendenza e per la democrazia.
L’oppressione
dei regimi autoritari, sostituita dall’oppressione delle lobbies finanziarie
non è la soluzione per il futuro
di una società libera che
sottoscrive il trattato di Schengen.
Ha fallito
l’Europa dei popoli che voleva vincere i bisogni, che voleva affrontare
questioni importanti come l’alimentazione e l’ambiente, che voleva esportare
cultura e solidarietà, dialogare con civiltà differenti, affermare i valori
della libertà e della dignità umana, assicurare benessere, tutele e sicurezza,
impegnarsi a stabilire con responsabilità e autonomia le scelte politiche del
mondo.
La fierezza
di far parte del popolo europeo al momento non esiste. Forse non è mai
esistita, perché in Europa sono emerse mentalità e sensibilità diverse, perché
sono comparsi interessi diversi. Forse anche culture diverse. Non esiste un
riferimento a una comune radice, per quanto si sia provato nell’atto
costitutivo europeo a farla risalire a quella giudaico-cristiana.
Se si pensasse agli USA e alla sua moneta, Il Dollaro, su cui domina la scritta “In God We Trust” forse la risposta arriva da sola.
Se si pensasse agli USA e alla sua moneta, Il Dollaro, su cui domina la scritta “In God We Trust” forse la risposta arriva da sola.
Vito Schepisi
EPolis 8 luglio 2015
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