Ecco il testo di Filippo Facci dal titolo "Qulacosa è cambiato":
"Dove sono le barricate?
Il Giornale 23 dicembre 2006
Può un Presidente del Consiglio, riferendosi alla manifestazione del 2 dicembre, organizzata a Roma dall’opposizione,definirla “una manifestazione costruita sul nulla, di basso livello”?
Dopo che anche l’Ocse ha bocciato senza appello la finanziaria di Prodi, aggettivare in maniera così rozza la protesta dell’opposizione non è solo un azzardo di forma e di modi ma un’offesa all’intelligenza di tanti.
Non è nuovo Prodi a queste uscite di infimo livello e di bassa responsabilità.
Già in ottobre aveva lanciato un messaggio inquietante:
“può risultare politicamente rischioso andare in piazza contro questa manovra”.
Il nostro Presidente del Consiglio, nei momenti critici del suo regime, ha sempre un risvolto del suo aspetto indecente ed inquietante da farci scoprire.
Durante la discussione in parlamento sulla finanziaria, dopo aver affermato a più riprese in precedenza l’esigenza di dar vita, assieme alle forze del centrosinistra, ad un nuovo soggetto politico chiamato “partito democratico”, sostiene, all’incontrario, l’ipotesi di voler dar vita ad un nuovo partito da aggiungersi agli altri del centrosinistra.
Spesso non si riesce a distinguere quando parla sul serio da quando racconta bugie.
Non può un leader politico governare la sua maggioranza con le minacce.
Dopo aver governato a colpi di menzogne i primi sei mesi del suo dicastero, si consente il lusso di offendere il Parlamento, di offendere gli elettori, di offendere l’opposizione.
Cosa ci dovremo aspettare ancora?
Ha cavalcato persino il film di Deaglio sui brogli, pur sapendo, e non poteva essere diversamente, che si trattava di una bufala senza senso.
Si può immaginare che sia stato così sprovveduto, ed anche privo di consiglieri capaci, da aver, pur per un istante, immaginato vera l’arcana fantasia dell’ex direttore, negli anni '70, di “Lotta Continua” ?
Il 2 dicembre in Italia scende in piazza il popolo di centrodestra e non può dirsi che non ne abbia titoli e facoltà, non si può dire che non abbia dietro di se il consenso di una larga parte dei sentimenti degli italiani.
E’ vero che non è detto che la piazza abbia o debba avere sempre ragione, e che non sono e non devono essere le manifestazioni di piazza prese a pretesto per spallate politiche a maggioranze decretate dal consenso popolare degli elettori.
Le maggioranze politiche, però, si hanno con i voti!
Dove sono queste maggioranze di voti?
Un ramo del Parlamento (il Senato) ha visto la CDL prevalere per 250mila voti in più e l’altro ramo (la Camera) ha visto prevalere l’Unione per meno di 25mila voti in più.
Non c’è questa maggioranza degli elettori che possa consentire d’essere sordi alla protesta del restante 50% del Paese e legittimare l’operato di un Governo sordo alla protesta che sale in forma trasversale ed in ogni luogo.
C’è anche un sospetto, non ancora chiarito, di brogli nei seggi e l’attuale maggioranza ostacola le verifiche.
C’è un’Italia che protesta che va al di là della militanza nell’opposizione, un’Italia che solo un inadeguato e arrogante leader politico può definire “pazza”.
Il due dicembre questa Italia chiede di non essere ignorata e mortificata, ma solo ascoltata e considerata, in quanto parte attiva della dialettica democratica del Paese.
Di basso livello democratico è chi umilia il popolo che reclama e chi, avvezzo alla menzogna ed alla protervia, mortifica i diritti di tutti e tra i diritti anche quello di protestare pacificamente.
Vito Schepisi
Questo Governo, certo, non lo festeggia.
Troppi scheletri negli armadi dei ministeri e al governo, perfino in cima sul colle più alto: meglio passare tutto sotto silenzio.
Non lo celebrano i Ds, che pure avevano dichiarato di essere cambiati geneticamente, di non essere più comunisti, o almeno comunisti in quel modo.
Di solito con una trentina di anni di ritardo anche i comunisti arrivano alle conclusioni alle quali erano pervenute le persone normali una generazione prima, ma questa volta è meglio tacere e fingere di dimenticare che proprio l'Italia in Occidente, anche attraverso dirigenti democristiani come Andreotti, fece il possibile per tenerlo in piedi, quel muro.
Non lo celebrano ovviamente quelli che comunisti ancora sono a dispetto dei santi e malgrado tutto.
Fin qui, tutto "normale", come direbbe il nostro marinaretto ministro degli Esteri.
Un po' meno "normale" è che i giornali non ne parlino, che i partiti di ascendenza più o meno liberale si siano già dimenticati di questa Giornata della Libertà, indaffarati come sono a tentar di ridurre il danno di una finanziaria da buttare per intero, magari aggiungendo a provvedimenti di stampo assistenziale altri provvedimenti assistenziali.
Eppure quel 9 novembre del 1989 dovrebbe significare molto per noi: ha significato certo la fine di un confronto armato che si protraeva da decenni, la caduta di un sistema di potere antidemocratico, totalitario e violento che aveva assoggettato una metà d'Europa, ha consentito la liberazione di tanti popoli.
Ha significato per molti la fine senza remissione di un sistema ideologico che ha causato molti milioni di morti, ingiustizie e violenze senza fine, di un imperialismo camuffato da fratellanza, di un bellicismo aggressivo nascosto sotto l'arcobaleno della pace fatto agitare dai popoli da sottomettere.
Ma tutto questo non vale per noi Italiani.
Noi dovremo attendere chissà per quanti anni ancora.
Intanto, i soli a ricordare l'anniversario sono, a quanto pare, gli studenti dei movimenti liberal-democratici.
Peccato che con loro si mescolino imbecilli che sotto il pretesto dell'anticomunismo inneggiano a personaggi come Mussolini e, ancor molto peggio, come il sanguinario Codreanu: come cadere dalla padella nella brace.
Un'unica notizia in qualche modo consolante: è morto Markus Wolf, l'ex capo della Stasi.
Con l'aiuto di una parte non irrilevante dei suoi concittadini ha spiato sistematicamente tutto il suo paese.
Marco Cavallotti