17 maggio 2010

Idee, determinazione e coraggio


Dopo l’intervento per salvare dal fallimento la Grecia, e dopo il piano di stabilizzazione contro la speculazione varato dalla Commissione Europea, la speculazione torna all’attacco dei mercati della zona dell’Euro. Sotto l’occhio del ciclone, come per la Grecia, finiscono le previsioni di aumento del debito pubblico dei paesi europei. Tutto come da copione della serie: i nodi tornano sempre al pettine.
La crisi economica, partita da oltreoceano, e legata alle bolle finanziarie dei mercati derivati, non soltanto ha fatto emergere la fallace illusione della ricchezza fittizia di una finanza che si avvolgeva come una spirale intorno al denaro virtuale, ma ha anche evidenziato la gracilità di un sistema che si becca la polmonite al primo accenno di vento.
Ora in quasi tutti i paesi europei e non solo, Italia compresa, si parla insistentemente di interventi e manovre per tagliare le spese e gli eccessi. Il debito pubblico in molti Stati è diventato una palla al piede e svilisce sia le politiche di sviluppo, che le politiche sociali, mentre favorisce le aggressioni speculative ai mercati. Si vive quasi dappertutto al di sopra delle possibilità. E c’è chi non può permetterselo. C’è un’abitudine allo spreco e lo si fa con le risorse energetiche, economiche, alimentari ed ambientali. Gli sperperi, invece, vanno recisi ad ogni costo. In Italia, ad esempio, anche a costo di una crisi di governo e di elezioni anticipate.
Il debito pubblico italiano al 31 dicembre 2009 è salito a 1.760.765 milioni di euro, pari al 115,8% del prodotto interno lordo. Una cifra enorme! E non si ferma, va avanti.
Se gli italiani, tutti insieme, per ipotesi, lo scorso anno avessero deciso di saldare tutto il debito, destinando a questo fine tutte le attività del Paese, non ci sarebbero riusciti. Lavorando e devolvendo tutto il salario, rinunciando agli utili e restituendo ogni ricavo, gli italiani avrebbero coperto solo l’86,37 dell’intero debito. Il PIL nel 2009 è stato, infatti, pari a 1.520.870 milioni di euro.
Con la previsione di un rientro graduale, o se si consolidasse l’esposizione, mantenendo invariata la sua incidenza, l’impegno, seppur gravoso, potrebbe anche andar bene, ma non è così. Nel 2009 il debito è cresciuto del 5,2% del PIL e per l’anno in corso le previsioni indicano sempre un disavanzo. L’inversione di tendenza viene, invece, rinviata di anno in anno.
Per capire, si pensi ad una famiglia che ha comprato la casa, gli arredi, l’automobile e tutto quanto necessario per una vita dignitosa. Bene! Ma si pensi che questa decisione, pur ponderata con sofferenza e presa con consulto di famiglia, con carta e penna, estratto conto bancario, buste paga e preventivi, la famiglia l’abbia presa non disponendo di mezzi propri, ma contraendo debiti, e che si sia illusa che così facendo potesse essere tutto più facile.
Un mutuo a lungo termine per la casa. Un prestito a medio termine per l’automobile e per gli arredi. Lo scoperto di conto corrente per pagare le rate dei prestiti e mutui, le spese di condominio e le utenze. La carta di credito revolving per le spese correnti, la continuità della vita sociale, l’abbigliamento ed i piccoli oggetti di “cult”. Il bancomat per disporre del contante per il bar, la paghetta ai ragazzi, la benzina alla macchina, il superenalotto (sperando nel colpo di fortuna), lo stadio, il parcheggio, i fiori alla moglie ed il cinema.
Se non vince al superenalotto, questa famiglia, prima o poi, si trova con il conto in banca bloccato e senza più gli arredi e l’automobile, pignorati dai creditori. E si trova senza più la casa, dopo l’attivazione della garanzia ipotecaria della banca.
Il debito se contratto con responsabilità può avere una virtuosa funzione di crescita, e può favorire la convenienza economica di un investimento. E’ così quando favorisce l’acquisto di un bene duraturo, mettendo subito a disposizione le risorse economiche necessarie, mentre ne scagliona nel tempo la restituzione. Quando consente di incrementare la consistenza patrimoniale o , per un’azienda, di dotarsi degli strumenti per la produzione, ovvero dell’elasticità di cassa necessaria per il ciclo produttivo. Ma un debito esercita questa funzione virtuosa, quando il suo costo non mette in discussione il fruire di ciò che è necessario per la vita di una famiglia o, nel caso di un’azienda, quando consente alla stessa di essere puntuale e corretta nei rapporti coi fornitori e con le maestranze.
Perché il debito sia una vera opportunità di crescita, e non una diminuzione della soddisfazione di vita di una famiglia, o un immobilizzo finanziario per un’azienda, è indispensabile la rinuncia al superfluo.
Ma è stato così in Italia? Il Paese ha mai rinunciato al superfluo per onorare i suoi impegni? Si direbbe di no! Per farlo si dovrebbero tagliare le spese, iniziando dai privilegi e dagli sprechi. Ma non è stato mai fatto.
Dai costi della politica a quelli delle caste, dalle spese delle consulenze a quelle della burocrazia, dagli stipendi ai burocrati a quelli dei manager pubblici, e poi l’incuria e l’improduttività del patrimonio pubblico, gli abusi ed i piccoli e grandi furti, i benefit, le agevolazioni ed i fannulloni che rubano lo stipendio. Le doppie e triple pensioni e persino la cresta a piè di lista. C’è una giungla di costi inutili ed esagerati e di sprechi. Ci vorrebbe una scure!
Tagliare diventa una necessità, prima che ce lo impongano gli altri. Serve responsabilità, ora. Si venga fuori dalle diatribe ideologiche: non c’è centrodestra o centrosinistra che tenga. Conta la volontà politica di chi ha le idee chiare, la determinazione necessaria e soprattutto il coraggio.
Vito Schepisi

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